Uscire dal caos by Gilles Kepel

Uscire dal caos by Gilles Kepel

autore:Gilles Kepel
La lingua: eng
Format: epub
editore: Raffaello Cortina Editore
pubblicato: 2020-01-15T16:00:00+00:00


Dal tribalismo yemenita all’esacerbazione identitaria

La destituzione e l’esilio del dittatore tunisino dopo un regno di venticinque anni, il 14 gennaio 2011, furono salutati a Sana’a con lo slogan: “Ali! Unisciti al tuo amico Ben Ali!”, indirizzato a Ali Abd Allah Saleh, al potere da trentatré anni. Come al Cairo, dove la prospettiva della successione ereditaria di Mubarak gli aveva messo contro lo stato maggiore “mamelucco” aprendo la strada alla rivolta, l’annuncio dell’eventuale trasmissione del potere a Ahmad, figlio del presidente, aveva scatenato l’ira anche tra i suoi sostenitori.

Nello Yemen, diversamente dalle autocrazie in Tunisia, Egitto o Libia, il regime era il frutto di un’intesa complessa fra gli attori politici tribali e locali. Sotto l’egida di Ali Saleh, l’antico Yemen del Nord e la Repubblica marxista-leninista dello Yemen del Sud si erano riunificati nel 1990. Nel 1994 era stata arginata un’altra secessione meridionale, mentre una rivendicazione sciita aveva avuto luogo nelle montagne del Settentrione. Per tenere insieme questi pezzi, il machiavellismo di Ali Saleh aveva trovato un punto di equilibrio instabile e paradossale fra il riarmo delle tribù e una convivialità sociale espressa nella quotidianità dalla masticazione collettiva del qat. Le foglie di tale arbusto, masticate a partire da mezzogiorno, hanno un effetto eccitante ed euforizzante che inibisce le tensioni fra i partecipanti a questi incontri, nei quali discutono serenamente, e perfino si rappacificano, per poi tornare a scontrarsi puntualmente l’indomani mattina. Ali Saleh era diventato, durante il suo mandato, maestro nella cooptazione di diverse forze politiche, mediante continui cambi di alleanze. Tuttavia, rimaneva una differenza abissale fra chi arrivava dal sistema politico-tribale dei partiti – filopresidenziali o delle opposizioni, laici o islamisti che beneficiavano del clientelismo e di una corruzione generalizzata – e chi ne era escluso. Fra questi ultimi, la gioventù urbana e la massa degli studenti formavano il grosso del contingente in una popolazione con uno dei tassi di malnutrizione più elevati al mondo, con la metà della popolazione sotto la soglia di povertà, il 65% circa con meno di venticinque anni e più di un terzo ufficialmente disoccupato. Il livello di corruzione nello Yemen era tale da collocarlo fra i trenta peggiori paesi sulla lista nera internazionale.

È fra questo gruppo di giovani freschi di laurea nutritisi delle promesse illusorie dell’istruzione e dell’università che gli eventi di Tunisi e poi del Cairo, trasmessi da Al Jazeera, hanno un’eco immediata. La caduta di Ben Ali è celebrata con una sfilata nella capitale il 3 febbraio 2011. Ma è soprattutto la caduta di Mubarak l’11 dello stesso mese che dà luogo a una prima grande manifestazione venerdì 18 all’uscita delle moschee, seguita da altre il 25 in tutto il paese. Più della lontana Tunisia, l’Egitto rappresenta un vecchio e importante punto di riferimento nello Yemen: Nasser vi aveva inviato un corpo di spedizione fra il 1962 e il 1967 per appoggiare gli ufficiali che avevano fomentato il colpo di Stato repubblicano contro i regnanti sostenuti dall’Arabia Saudita, e una larga parte delle élite yemenite era stata istruita nelle università egiziane quando queste eccellevano nel mondo arabo.



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