Valenzia Candiano by Giuseppe Rovani

Valenzia Candiano by Giuseppe Rovani

autore:Giuseppe Rovani [Rovani, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2004-02-29T23:00:00+00:00


«Hai pensato la risposta?» gli domandò il Bronzino ridendo.

«Tu sei pazzo, amico; ma com'è che tu sei qui solo, e non fai compagnia al tuo signore?»

«Al mio signore?»

«Non occorre che tu faccia le maraviglie, tra noi non ci devono essere più segreti, e in quanto al tuo signore mi pare piegato per nulla dalle sue sventure.»

Il Bronzino si alzava alquanto turbato, e guardava in volto il

Malumbra con un'espressione particolare.

Ma il Malumbra si mise a ridere, e continuò:

«In verità che non vi so comprendere, amico caro, e non mi pare dobbiate avere di me un timore al mondo, giacchè fin qui abbiam sempre fatto le cose d'accordo.»

«D'accordo! va bene, ma non state ora a guastare le cose mie.»

«Guastarle? voglio anzi che vadano a miglior cammino; e però devi farmi un piacere.»

«Quale?»

«Condurmi innanzi al Visconti.»

Bronzino guardò un pezzo il Malumbra, poi disse:

«Questo non sarà mai.»

«Eppure io dirò tal cosa al tuo signore che lo farò rinascere, e se darà la mancia a me, non vorrà lasciar te colle mani vuote.»

«Ma cosa devi dirgli?»

«Usciamo un tratto di qui, e conducimi da lui.» Ma nell'istante che uscivano, al Malumbra venne un altro pensiero che lo sconsigliava del suo infame attentato. Intanto che il tristo uomo se ne sta irresoluto, a noi tocca ritornare ancora al silenzioso lago d'Orta.

La sera del giorno prima il Fossano, come già aveva detto al Malumbra medesimo, si era presentato all'eccellentissimo duca Galeazzo, e seppe così bene mettere innanzi la sua preghiera, che il duca, quantunque con moltissimo suo dispiacere, gli dovette concedere di assentarsi per qualche tempo dalla corte. Così dispose partire per il dì dopo, se non che avendo dovuto accompagnare il duca ad Arona, e fermarsi colla corte colà sino alle diciott'ore circa, dovette protrarre sin quasi verso sera la cavalcata ad Orta, onde finalmente, colma l'anima di quella contentezza che troppo rare volte prova l'uomo in questo mondo, si fece condurre all'isola. Il suo amore per la bella contessa Giulia, come il lettore può benissimo essersi accorto, non aveva giammai invaso interamente il cuore d'Alberigo; s'era trovato preso dall'artificio di una donna, e d'altra parte per quella cedevole bontà che, quando è soverchia, è causa talvolta di grandi errori, non seppe mostrarsi scortese a quella calda profferta d'amore che gli era stata fatta. Ma la sua passione, come quei frutti cresciuti d'inverno al calore della stufa, e per nulla giovati dalla feconda vampa del sole, era sempre stata una certa cosa così a mezzo a mezzo, ed alla quale non è facile trovare il vero nome. Non si deve dunque durar molta fatica a farsi capace di quel suo rapido ritorno all'amor vero che con tanta forza già aveva sentito per Valenzia, e che soltanto per quegli alti e bassi che sono nell'umana natura, aveva potuto freddarsi un momento. Con un ardore indicibile egli stesso in quella sera diè mano al remo per giungere più presto all'isola, e intanto pensava:—No, non avrò più a vivere in timore di te, Valenzia mia, io ti veglierò sempre da



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