Vecchiaccia by Fuani Marino

Vecchiaccia by Fuani Marino

autore:Fuani Marino [Marino, Fuani]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-03-07T12:00:00+00:00


All’epoca mi dissero di avere pazienza: i margini di miglioramento erano molto lenti, la crescita del nervo è di circa un millimetro al giorno, ma ormai era trascorso abbastanza tempo per smettere di illudersi che qualcosa potesse ancora cambiare. Inoltre avevo appena compiuto quarant’anni e le mie ossa presentavano già «note artrosiche». Sapevo per certo che i traumi subiti avevano lasciato un segno: lí dove c’erano state fratture avvertivo preoccupanti scricchiolii nonché dolori reumatici quando pioveva o c’era umidità.

Sono vecchia dentro. Al di là del mio aspetto e a dispetto delle apparenze, la mia condizione fisica e psichica è tutt’altro che giovane. Qualcuno lo intuisce. Una scrittrice che mi aveva introdotta in una presentazione del libro, parlando a cena della città in cui sarei dovuta andare l’indomani e di come fossi stanca di girare, si era girata verso di me dicendo: «Be’, certo, con la caduta la tua schiena sarà almeno quella di una sessantenne». Non lo disse con cattiveria, fu una semplice constatazione, che credo corrisponda alla realtà.

Tutto mi pesa. Vedo tragedie ovunque. L’ultima è un’amica di mia madre, che pochi mesi prima di compiere ottant’anni si ammala. I sintomi sono febbre, spossatezza, linfonodi ingrossati. Ma non è Covid. Da principio crede di avere un’influenza che non vuole saperne di passare, poi gli esami evidenziano un linfoma. Comincia la trafila di chemioterapie che non danno, purtroppo, i risultati sperati. (Mi pare di capire, in ogni caso, che oggi le cure vengano prolungate fino alla fine, ben oltre il punto in cui la medicina comprende se ci sia o meno una possibilità di salvezza). Poi i suoi familiari sperano in un trapianto di midollo, procedura alla quale però si viene indirizzati fino ai settantacinque anni di età, non oltre. La famiglia, a cui non mancano i mezzi, non si rassegna: vorrebbe tentare comunque, in un paese dove non sia posto questo limite, forse la porteranno in Israele.

Di questo passo, con la prevenzione e l’età media che si allunga, sarà sempre piú frequente che qualcuno non voglia rassegnarsi a veder finire la propria vita, mentre un tempo si sarebbe considerata una fortuna anche solo arrivare in salute a un’età simile. È probabile che non tutti i pazienti, neppure i piú anziani, reagiscano allo stesso modo a una diagnosi impietosa. Che alcuni non siano disposti a rassegnarsi, ad accettare di morire, serenamente, senza rendere gli ultimi mesi di vita una battaglia dall’esito già scritto. Si dovrebbe forse legiferare meglio sul fine vita e il libero arbitrio, temi ai quali manca troppo spesso nel nostro paese un approccio laico. E cosa dire del lavoro di cura e del dispendio di energie che tutto questo comporta non solo per il personale sanitario, ma soprattutto per i propri congiunti? Se non può essere accettato che a un certo punto ci si debba, o ci si voglia rassegnare alla propria morte, non dovrebbe esserlo neppure voler continuare a vivere a tutti i costi, ricadendo necessariamente sugli altri.



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