Venezia e il Ghetto by Donatella Calabi

Venezia e il Ghetto by Donatella Calabi

autore:Donatella Calabi [Calabi, Donatella]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2016-03-02T23:00:00+00:00


Sezione di una casa del Ghetto Nuovissimo, dove oramai cristiani ed ebrei abitano negli stessi edifici.

Fonte. ASV, Ufficiali al Cattaver, b. 278.

7. Napoleone abbatte le porte

Per oltre due secoli – dal Cinque al Settecento – i settori di attività permessi ufficialmente agli ebrei restano limitati. Alla caduta della Repubblica, nella registrazione effettuata da Saul Levi Mortera sulla base delle dichiarazioni dirette dei capifamiglia il 5 ottobre 1797, i nuclei familiari ebraici sono 421.1 Le stratificazioni di ceto sono rimaste alquanto diversificate. Accanto a un piccolo gruppo di ricchi mercanti di origine corfiota o turca, dediti allo scambio con i porti mediterranei di grandi partite di frumento, zucchero, olio, generi coloniali e drappi, compaiono 85 capifamiglia classificati genericamente come «senseri di strazze». Essi sono prevalentemente operatori intermedi, che tutti i giorni escono dal Ghetto per andare a Rialto a comprare o vendere; vi sono «negozianti» di tessuti, chi «vive d’industria» e i «mezzani»; 47 persone sono addette al culto e all’istruzione; si conta poi una moltitudine di servi, cameriere e lavoratori precari.

I banchi sono ancora tre, con 16 addetti, aventi diverse mansioni. C’era stata bensì una prima crisi degli stessi nel 1677: la Dominante faceva continue nuove richieste di prestiti e, nel tentativo di correggere una situazione economica difficile, i banchi erano stati affidati al controllo dei Quaranta al Criminal, che imposero una disciplina ferrea (uno scrivano cristiano e un sistema di scritture parallele). L’Università degli Ebrei è dichiarata insolvente nel 1721 e di nuovo nel 1737 e, in quell’occasione, si tenta di ridurre il numero dei banchi a due, senza tuttavia arrivare a mettere in atto questa opzione.2 Si tentano anche altre strade, affidando al rabbino Yaqob Rafael Saraval, uomo colto e di interessi vari, che abitava in Ghetto Nuovo accanto alla Scuola Canton, il delicato incarico di recarsi presso le potenti Comunità ebraiche dell’Aia, di Amsterdam e di Londra per chiedere un prestito, date le difficili condizioni finanziarie della sede veneziana: il viaggio è coronato dal successo, perché Saraval ottiene dalle Comunità di Amsterdam e di Londra e dal banco Aron Uziel dell’Aia un grosso contributo a condizioni favorevoli, in quel momento (1737), considerato provvidenziale.3

In questa fase, a partire della seconda metà del XVII secolo, l’assetto insediativo, giunto a una densità edilizia altissima sia per numero di unità immobiliari che per quantità di popolazione residente, frutto di un processo di «accrescimenti» in altezza e di parcellizzazione durato due secoli, subisce una brusca caduta, che i catastici registrano sotto forma di numero di case vuote o fatiscenti e di rovinazzi (luoghi pieni di macerie) degradati per effetto di incendi o crolli.4 La vita dei tre ghetti tuttavia rimane particolarmente vivace, data l’articolazione delle istituzioni, delle strutture sociali, degli scambi culturali e commerciali e, anche, grazie alla realizzazione di una serie di palazzetti e di nuovi tipi edilizi che vengono ricostruiti su casette preesistenti.



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