Ventre sepolto by Aliyeh Ataei

Ventre sepolto by Aliyeh Ataei

autore:Aliyeh Ataei [Ataei, Aliyeh]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Utopia Editore
pubblicato: 2024-03-21T23:00:00+00:00


L’anno bisestile…

È vietato parlare di mia sorella, perché è morta! Dicono che devo accettarlo se voglio sentirmi meglio. Io mi sento meglio. Sto bene. Ma perché parlarne è proibito? Quando qualcuno muore tutti ne parlano liberamente, no? Come mai questa regola sui morti per mia sorella non vale? Staranno mentendo, sì. Il capitano aveva detto che il cadavere ritrovato non era il suo. Come mai, allora, sono così certi che sia morta? Come mai non vogliono credere che un giorno d’autunno, anzi, un giorno in cui l’inverno era arrivato ancora prima che fosse autunno, mia sorella è tornata e ha bussato al cancello? Le ho aperto io. Era un po’ sconvolta, ma stava bene. Aveva freddo e faceva fatica a parlare. Mi ha abbracciato e abbiamo pianto insieme mentre ci congelavamo.

«Sorella, a che gioco stavi giocando? Dove sei stata?».

«Ero alla stazione degli autobus, volevo andare a trovare nostra madre al cimitero».

Era rimasta lì, dall’estate all’inverno, ad aspettare l’autobus. Perché non volete credere che abbiamo chiacchierato e bevuto il tè insieme? Come mai non credete che mi ha detto che l’orologio di Aqa Jan ce l’aveva Homa, e siamo andati insieme a casa sua? Homa aveva pianto. Aveva gli occhi rossi e il volto livido. Suo figlio si era messo a frignare a squarciagola in cortile, ma lei non ci badava. Ci ha dato l’orologio e ci ha detto di non tornare mai più a casa sua. Chiedeteglielo pure. La mia Homa, sempre così gentile, di colpo ci ha detto di non mettere più piede lì. Mia sorella ci è rimasta male, peggio di me, credete almeno a questo. E adesso mi venite a dire che è morta anche lei! Che si è data fuoco! Com’è possibile? Non sarà mica un’altra idea di Babak? Far morire mia sorella per farmi stare meglio? Siete ancora più stupidi di Babak! Ma come fate a credergli? Pensate davvero che queste cose mi facciano stare meglio? Yaqub ha gridato:

«Via, Mani! Vattene via!».

Aveva paura che vedessi il cadavere avvolto nella coperta. L’avevo visto. Oltre gli spuntoni di ferro del cancello si potevano scorgere le fiamme che sventolavano. Ho sentito il pianto del bambino che chiamava sua madre. Homa correva e si contorceva per il cortile. Una fiamma, sembrava una torcia infuocata nelle mani di un soldato, velocissima. Ma la sua voce non si sentiva. Non gridava. Forse le era bruciata la bocca. Non ne usciva alcun suono. Stavo assistendo a quella scena quando Yaqub mi ha detto:

«Via, Mani! Vattene via!».

Me ne sono andato. Mia sorella ha corso a perdifiato insieme a me fino alla fermata dei taxi. Mi ricordo perfino di essermi lamentato con lei di come Homa, morendo, avesse abbandonato suo figlio. Ecco come sono le madri! Ha fatto la stessa cosa anche la nostra. Come fa una madre ad abbandonare i figli e preferire la morte? Che fine ha fatto l’amore materno, celebrato da fiumi d’inchiostro, da pagine e pagine di poesia? L’amore… L’amore… Quanto è misera questa parola! Ma Homa non lo era. Al diavolo le stronzate di Babak.



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