Vergine abissina by Carolina Invernizio

Vergine abissina by Carolina Invernizio

autore:Carolina Invernizio [Invernizio, Carolina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDARC
pubblicato: 2016-11-14T23:00:00+00:00


VI.

Era giunto l’ordine di rimpatrio per Nello. Pochi giorni ancora ed egli sarebbe salito a bordo del piroscafo, che lo riportava in Italia, fra le braccia di sua madre.

Alla notizia improvvisa, il suo cuore aveva battuto dal piacere. Egli ritrovava di nuovo la vita allegra, dolce; gli esseri e le cose che gli si offrivano sotto un aspetto nuovo, lieto, che gli riposava l’animo, rendeva sorridente il suo viso.

Rivedere ancora il suo bel paese, la bella casetta bianca, nascosta fra la verzura, dove sua madre l’attendeva pregando per lui: la sua bella camera, dove aveva fatti tanti sogni spensierati e versate tante lacrime di disinganno.

Ah! l’Italia, l’Italia, Nello non l’aveva mai amata tanto come in quel momento! Dimenticava i pericoli passati, il crudele combattimento, ove per poco non lasciava la vita, le ore d’agonia in quell’antro perduto in mezzo ai monti.

Ma ad un tratto impallidì, gli si corrugò la fronte, il riso gli si spense sulle labbra.

Il volto di Kida gli era apparso dinanzi e gli parve di sentirle dire:

- Mi hai dunque già dimenticata? Hai dimenticato quanto feci per te? Chi ti rende a tua madre, se non la povera Kida? Io ho affrontato tutto per salvarti, ho passati i giorni, le notti presso di te, per strapparti alla morte… Sai bene che ti adoro e tu dimentichi già le parole che mi hai dette, le promesse che hai fatte. Parti, ingrato, senza rivedere la povera Kida, ella pregherà lo stesso per te, perché tu sia felice. –

Nello rimase profondamente turbato a quella visione. È vero, egli era un ingrato. La gioia di tornare in Italia, gli faceva dimenticare la vergine che l’aveva salvato, che era stata il suo buon angelo custode.

L’ufficiale aveva lasciato Arkiko, era giunto a Massaua, senza rivederla. Invano aveva chiesto di lei…

L’addio di quella notte al campo era stato l’ultimo. Era giunto il momento dell’imbarco, ma il volto di Nello non era più così raggiante come quello dei suoi compagni, dei soldati, che rimpatriavano come lui.

Egli dava alcuni ordini al suo attendente, allorché vide avanzarsi la giovinetta abissina.

Nello le corse incontro, l’afferrò per le mani.

– Kida, Kida, lo capivo bene che non mi avresti lasciato partire senza un addio – disse con voce estremamente commossa - Ancora una volta vuoi venire con me?

Due lacrime spuntarono negli occhi della vergine abissina; pure si sforzò di sorridere.

– No, - rispose dolcemente, ma con fermezza – io resto qui, il tuo dovere è di partire. Vedi che se la povera Kida non veniva, tu andavi via lo stesso senza salutarla.

Nello arrossì, perché la fanciulla aveva colpito giusto, e rispose tremando:

- È vero, Kida, ma la tua memoria era sempre presente al mio pensiero e per qualunque cosa accada, non ti dimenticherò mai. –

Poi levandosi la sottile catenella d’oro, alla quale era appesa la medaglia della Madonna datagli da sua madre, la passò con atto gentile al collo della vergine, aggiungendo:

- Questo è il ricordo di un fratello: che ti serva di talismano, ti porti fortuna come l’ha portata a me.



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