Viaggio al termine della notte by Louis-Ferdinand Céline

Viaggio al termine della notte by Louis-Ferdinand Céline

autore:Louis-Ferdinand Céline [Céline, Louis-Ferdinand]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
pubblicato: 2012-05-08T16:01:41+00:00


Sarà difficile togliermi dalla testa che se ‘sta cosa mi ha ripreso non è stato proprio a causa di Robinson. In un primo tempo non ci ho fatto gran caso ai malesseri. Continuavo a trascinarmi alla meno peggio, da un malato all’altro, ma ero diventato ancora più inquieto di prima, sempre di più, come a New York, e ho ricominciato a dormire ancor peggio del solito.

Incontrarlo di nuovo, Robinson, m’aveva dunque dato un colpo e come una specie di malattia che mi riprendeva.

Col suo muso tutto imbrattato di pena, era come mi riportasse un brutto sogno, di cui non riuscivo a liberarmi già da troppi anni. Perdevo colpi.

Era venuto a ricascare lì, davanti a me. Non l’avrei più finita. Sicuro che mi aveva cercato da queste parti. Non cercavo mica di rivederlo io, di certo... Tornerebbe per di più a colpo sicuro e mi costringerebbe a pensare di nuovo ai suoi affari. Tutto adesso comunque mi faceva ripensare a com’era fatto male. Le stesse persone che guardavo dalla finestra e avevano l’aria di niente, a camminare a quel modo per la strada, mi ci facevano pensare, a chiacchierare all’angolo delle porte, a sfregarsi gli uni contro gli altri. Lo sapevo, io, quel che cercava, quel che nascondeva con la sua aria di niente la gente. È uccidere e uccidersi che voleva, non in un colpo solo di sicuro, ma a poco a poco come Robinson con tutto quel che trovava, vecchi affanni, nuove miserie, odii ancora senza nome quando non è la guerra nuda e cruda e tutto càpita ancora più in fretta del solito.

Non osavo nemmeno uscire per paura di incontrarlo.

Bisognava che mi cercassero due o tre volte di sèguito perché mi decidessi a rispondere alla chiamata dei malati Allora la maggior parte delle volte quando arrivavo erano già andati a cercarne un altro. Era il casino nella mia testa proprio come nella vita. In quella rue Saint-Vincent dove ero andato una sola volta mi hanno fatto chiamare da quelli del terzo piano interno 12. Sono venuti perfino a cercarmi con una vettura. L’ho riconosciuto sùbito il nonno, bisbigliava, si puliva a lungo i piedi sul mio zerbino. Un essere furtivo, grigio e ricurvo, era per il nipotino che voleva che mi sbrigassi.

Mi ricordavo bene anche della figlia, che lui aveva, un altro bel tocco, già appassita, ma solida e silenziosa, che era tornata per abortire, a più riprese dai suoi. Le rimproveravano niente a quella. Avrebbero solo voluto che finisse con lo sposarsi in fin dei conti, soprattutto perché aveva già un bambino di due anni a balia dai nonni.

S’ammalava questo bambino per un sì e per un no, e quando era ammalato, il nonno, la nonna, la madre piangevano insieme, senza freno, e soprattutto perché non aveva un padre legittimo. È in quei momenti che si è più colpiti dalle situazioni irregolari nelle famiglie. Erano convinti i nonni senza confessarselo affatto, che i figli naturali sono più fragili e più spesso malati degli altri.

Insomma, il padre, quello almeno che veniva ritenuto tale, se ne era proprio andato per sempre.



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