Violet by Jessica Brody

autore:Jessica Brody [Brody, Jessica]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2015-01-14T23:00:00+00:00

26

Emozioni trattenute

«Chiudi gli occhi» mi ordina Zen. «Torna in soggiorno e dimmi cosa vedi.»

Faccio quanto mi dice, lasciando che la mente mi trasporti di nuovo nell’unica stanza che ho. Mi concentro intensamente finché non vedo riapparire ogni cosa davanti a me. Il divano beige. Il tavolino. La lampada. Ma, stavolta, c’è qualcosa di nuovo nel quadro generale.

«Un libro» gli dico con entusiasmo. «Vedo un libro. E una mano. È...» Capisco quasi subito. «È mia! È la mia mano. Sono io che reggo il libro. Ho appena finito di leggerlo.»

«Bene» mi incoraggia Zen. «Esatto. Ti trovavi in soggiorno a leggere.»

Adesso vedo chiaramente il libro davanti a me. Una piega nel tempo di Madeleine L’Engle. La copertina è stracciata e si sta staccando. Come se fosse stato letto centinaia di volte. E, più in basso, scorgo le mie gambe, rannicchiate sul divano, fasciate in un paio di pantaloni di cotone grigio scuro sorprendentemente simili a quelli che indossavo quando sono stata rinvenuta dalla scialuppa di salvataggio. Quelli che sono ancora piegati in un cassetto a casa dei Carlson.

«Adesso cerca di lasciarti guidare dalla memoria. All’inizio potrebbe essere un processo un tantino innaturale ma, più lo farai, più diventerà facile e i ricordi inizieranno a scorrere fluidamente. E io sarò qui a incitarti se ti bloccherai. Cos’altro rammenti di quel giorno?»

Mi mordo il labbro e mi concentro cercando di esprimere a parole tutto ciò che vedo e sento. «Mi stava venendo fame» riferisco. «Stavo per pranzare. Ma poi ho sentito qualcosa. Un rumore stridulo proveniente dall’esterno.»

Osservo la scena mentre si svolge in brevi frammenti un tantino confusi. La vedo con i miei stessi occhi. Come se stesse succedendo proprio adesso.

Mi alzo. Mi dirigo verso la porta d’ingresso. Protendo la mano. Ma sono paralizzata da un improvviso attacco di paura e mi affretto a ritirarla.

«Sono spaventata» dico a Zen. «Qualcosa mi ha spaventata.»

«Sì» replica Zen. «Ricordi di cos’hai paura?»

«Dell’esterno» dico con sicurezza sorprendente. «Ho paura di uscire.»

«Perché?» mi incalza Zen.

«Perché qualcuno mi ha detto di non farlo.»

Chi?, mi chiedo subito. Serro gli occhi e mi premo le dita sulle tempie nel tentativo di vedere il volto della persona. Nel tentativo di sentire il suo monito. Ma non ci riesco. Il ricordo non c’è.

«Non posso uscire quando non c’è nessuno in casa» dico a Zen. Ma riconosco a malapena la mia stessa voce. È monotona e fredda. Le parole mi escono come una cantilena piatta. «Succederà qualcosa di brutto se lo farò. Ma non so cosa.»

«Va tutto bene,» dice Zen con impazienza «prosegui.»

Inspiro profondamente e rientro di soppiatto.

Allungo di nuovo la mano. Premo un dito su un lettore magnetico blu luccicante. La porta emette un segnale acustico e io la apro.

«Non ho prestato ascolto all’avvertimento» rammento. «Sono uscita comunque.»

Zen ride. «Non sei mai stata brava a seguire le regole. Con somma delusione delle persone che le stabilivano.»

Penso ai Carlson. A come ho convinto Cody a uscire di casa di nascosto prima che i genitori si svegliassero. A come sono scomparsa nella notte senza dirgli che me ne stavo andando.

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