Vite rubate by Leonardo Gori & Marco Vichi

Vite rubate by Leonardo Gori & Marco Vichi

autore:Leonardo Gori & Marco Vichi [Gori, Leonardo & Vichi, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2023-01-31T23:00:00+00:00


Marek

Era notte fonda. Marek era sfinito, ma non riusciva a dormire. Non era solo per il caldo, e nemmeno per le zanzare. Pensava ancora alla ragazza nera che batteva sulla provinciale. La vedeva passeggiare sul bordo della strada, con quel sorriso feroce negli occhi. La magliettina gialla scollata, la minigonna nera, le gambe che si muovevano nervose sopra i tacchi alti. Voleva rivederla, magari scambiare due parole con lei… non sapeva perché… forse solo per togliersela dalla mente…

Sentì un rumore e si sporse dalla cuccetta. Vide due ombre che avanzavano tra i letti, con un sacco sulle spalle. Saltò giù e prese una delle ombre per un braccio. Gli sembrò di riconoscere Zenon.

«Che fate?»

«Ce ne andiamo» sussurrò una voce.

«Dove?»

«Via da qui.»

«Non avete sentito il caporale? Non avete paura per le vostre famiglie?»

«Non abbiamo famiglia, e poi a quelle cose non ci credo. Lo dicono per spaventarci.»

«Siete senza documenti…»

«Chi se ne frega, qualsiasi cosa è meglio di questo.» Restarono per qualche secondo in silenzio, scrutandosi nella penombra.

«Buona fortuna» disse Marek, spostandosi da un lato per lasciarli passare. Sì, uno dei due era Zenon. I due uomini si allontanarono senza fare rumore e sparirono dietro la porta. Se ne andavano via, liberi. Magari non avrebbero mangiato per un giorno intero, ma erano liberi. Immaginandoli camminare nella notte, Marek sentì una punta d’invidia. Tornò a letto. Forse anche lui avrebbe fatto bene a tagliare la corda. Ma per andare dove? Era meglio se prima si metteva in tasca un po’ di soldi. Doveva stringere i denti e aspettare la fine della stagione.

Quando finalmente stava per addormentarsi, sentì una specie di guaito dentro la baracca. Alzò la testa, e vide che si era svegliato anche qualcun altro. Guardavano tutti nella stessa direzione. Un altro lamento, e poi dei singhiozzi soffocati. Non c’era pace, quella notte. Marek e altri due scesero dal letto e si avvicinarono all’uomo che stava piangendo.

«Ehi, che ti prende?»

«Ti è morto qualcuno?» Gli stringevano una spalla, lo scuotevano. L’uomo teneva il viso schiacciato contro il materasso e continuava a sussultare.

«Fatti coraggio.»

«Dormici sopra…»

«Forse è meglio se lo lasciate in pace» sussurrò Marek. Altre ombre scesero dai materassi e si avvicinarono. L’uomo stava rannicchiato come un bambino e non la smetteva di singhiozzare. Faceva pena, e anche un po’ ribrezzo. Marek lo conosceva solo di vista, ma non gli aveva mai rivolto la parola. Era uno di quelli che avevano fatto il viaggio con lui da Cracovia. Doveva essere il più vecchio di tutta la baracca. A un tratto l’uomo alzò la testa e si asciugò il naso con le dita. Aveva l’affanno.

«Che avete da guardare?» disse, con aria spaurita. Si ributtò giù e rimase immobile. Fu un sollievo per tutti che si fosse calmato, perché quel pianto era dentro ognuno di loro. Marek e gli altri tornarono a letto, senza dire una parola. Di nuovo silenzio, finalmente. Ormai doveva mancare poco alle cinque.

Marek avrebbe dato la paga di un giorno per dormire, ma era destino che quella notte dovesse passarla in bianco.



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