Zanna Bianca (Feltrinelli) by Jack London

Zanna Bianca (Feltrinelli) by Jack London

autore:Jack London [London, Jack]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-03-27T23:00:00+00:00


Capitolo 2

Il dio folle

Il ristretto numero di uomini bianchi che viveva a Fort Yukon era da molto tempo nella regione. Si definivano sourdoughs, ed erano molto orgogliosi di farsi chiamare così. Provavano solo disprezzo verso chi era appena giunto nel territorio. Chi sbarcava dal piroscafo era un nuovo arrivato. Veniva chiamato chechaquo e l’impiego di quel nome lo avviliva. I nuovi arrivati preparavano il pane con il lievito in polvere.6 Era questa l’antipatica distinzione tra loro e i sourdoughs dato che, per dire la verità, questi ultimi il pane lo facevano con l’impasto acido perché non avevano il lievito in polvere.

Tutto ciò non ha molta importanza. Gli uomini al forte disprezzavano i nuovi arrivati e godevano nel vederli soffrire. Ma soprattutto godevano dello scempio operato tra i loro cani da Zanna Bianca e dalla sua malfamata banda. Quando arrivava un piroscafo gli uomini del forte non rinunciavano a scendere a riva per godersi il divertimento, che attendevano pregustandolo tanto quanto i cani indiani, ma loro non ci avevano messo molto ad apprezzare l’astuto ruolo devastante ricoperto da Zanna Bianca.

Tra questi uomini ce n’era uno che apprezzava particolarmente quello sport. Come sentiva il fischio del piroscafo correva a vedere, poi, quando l’ultimo combattimento era finito e Zanna Bianca e la sua banda si erano dispersi, lentamente tornava al forte molto dispiaciuto. Certe volte, quando un cane delicato delle terre del Sud veniva abbattuto emettendo il grido di morte sotto le zanne del branco, quell’uomo, incapace di contenersi, saltava gridando di gioia. Aveva sempre un occhio attento e avido nei confronti di Zanna Bianca.

Al forte lo chiamavano “Beauty” ma nessuno conosceva il suo nome, perciò in quella regione era noto come Beauty Smith, Smith il Bello. Ma tutto era fuorché una bellezza. Il nome gli era stato dato per contrasto. Era veramente brutto, con lui la natura era stata avara. Per cominciare era basso di statura e sul misero scheletro era stata depositata una testa anche più smunta, la cui sommità poteva essere paragonata a una punta. Da ragazzo, prima che gli amici lo soprannominassero Beauty, lo avevano infatti chiamato “Capocchia di spillo”.7

A partire dalla sommità, la testa si inclinava obliquamente all’indietro sino al collo e davanti scendeva ineluttabilmente a incontrarsi con una fronte bassa e notevolmente ampia. Da qui, quasi pentita della propria parsimonia, la natura aveva elargito i suoi tratti somatici con mano prodiga: gli occhi erano grandi e distanti tra loro. In rapporto al resto, la faccia era enorme. Per trovare lo spazio necessario, la natura gli aveva donato un’enorme mandibola prognata, larga, pesante, che sporgeva in fuori e in giù, dando l’impressione di essere appoggiata al petto. Probabilmente questo aspetto era dovuto alla fatica del collo esile, che non era in grado di supportare adeguatamente un peso così grande.

La mandibola suggeriva una determinazione feroce. Ma qualcosa non tornava, forse per eccesso. Forse la mandibola era troppo grande. In ogni caso, era una menzogna. Beauty Smith era noto ovunque come il più debole dei vigliacchi piagnucolosi e smidollati. Per



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