Zio Vanja by Anton P. Cechov

Zio Vanja by Anton P. Cechov

autore:Anton P. Cechov [Cechov, Anton P.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


ATTO TERZO

Salotto in casa di Serebrjakòv. Tre porte: una a destra, una a sinistra e una in mezzo. Giorno. Vojnízkij e Sonia sono seduti. Elèna Andrèevna cammina per il palcoscenico, pensando.

VOJNÍZKIJ Herr Professor si è degnato di esprimere il desiderio che tutti noi ci si riunisca oggi in questo salotto verso l’una. (Guarda l’orologio) Manca un quarto all’una. Vuol rivelare qualcosa al mondo.

ELÈNA ANDRÈEVNA Si tratta di affari probabilmente.

VOJNÍZKIJ Lui non ha affari. Scrive scempiaggini, brontola e fa il geloso, nient’altro.

SONJA (con tono di rimprovero) Zio!

VOJNÍZKIJ E va bene, chiedo scusa. (Indica Elèna Andrèevna) Ammiratela: cammina e barcolla dalla pigrizia. Molto grazioso! Molto!

ELÈNA ANDRÈEVNA Lei invece ronza tutto il giorno, ronza sempre. Non si stanca mai? (Con angoscia) Io muoio dalla noia, non so che fare.

SONJA (stringendosi nelle spalle) C’è poco lavoro forse? Magari ne avessi voglia.

ELÈNA ANDRÈEVNA Per esempio?

SONJA Occupati dell’azienda, istruisci, cura. È poco? Quando tu e papà non eravate qui, zio Vanja ed io andavamo noi stessi al mercato a vendere la farina,

ELÈNA ANDRÈEVNA Non è cosa mia. E poi non mi interessa. Solo nei romanzi ideologici si istruiscono e curano i contadini, ma io come potrei, di punto in bianco, mettermi d’improvviso a curarli e a istruirli?

SONJA Io non capisco perché non potresti andare fra loro ed istruirli? Aspetta, e ti abituerai. (L’abbraccia) Non ti annoiare, mia cara. (Ridendo) Tu ti annoi, non trovi un’occupazione, e la noia e l’ozio si contagiano. Guarda: zio Vanja non fa piú nulla e ti vien dietro come un’ombra, io ho abbandonato le mie faccende e corro da te a chiacchierare. Sono impigrita, non posso! Michaíl Lvòvič, il dottore, prima veniva da noi molto di rado, una volta al mese, era difficile smuoverlo, ed ora viene ogni giorno, trascurando le sue foreste e la medicina. Devi essere un’incantatrice.

VOJNÍZKIJ Perché si strugge? (Con vivacità) Su, mia cara, splendore, sia saggia! Nelle sue vene scorre sangue di rusalca, sia dunque rusalca! Si abbandoni almeno una volta nella vita, si innamori al piú presto sino ai capelli di un dèmone acquàtile – e si tuffi a capofitto nel vortice, lasciando sbigottiti Herr Professor e noi tutti!

ELÈNA ANDRÈEVNA (con sdegno) Mi lasci in pace! È una crudeltà! (Fa per andarsene).

VOJNÍZKIJ (la trattiene) Su, su, gioia mia, mi perdoni... Chiedo scusa. (Le bacia la mano) Pace.

ELÈNA ANDRÈEVNA Anche un angelo perderebbe la pazienza, ne convenga.

VOJNÍZKIJ In segno di pace e di concordia le porterò subito un mazzetto di rose: l’avevo già preparato stamattina per lei... Rose d’autunno – leggiadre, meste rose... (Esce).

SONJA Rose d’autunno – leggiadre, meste rose...

Guardano entrambe dalla finestra.

ELÈNA ANDRÈEVNA È già settembre. In qualche modo passeremo qui l’inverno! (Pausa). Dov’è il dottore?

SONJA Nella camera di zio Vanja. Sta scrivendo qualcosa. Sono contenta che zio Vanja sia uscito, devo parlarti.

ELÈNA ANDRÈEVNA Di che cosa?

SONJA Di che cosa? (Le appoggia la testa sul petto).

ELÈNA ANDRÈEVNA Su, basta, basta... (Le carezza i capelli) Basta.

SONJA Sono brutta.

ELÈNA ANDRÈEVNA Hai dei capelli bellissimi.

SONJA No! (Si gira, per guardarsi allo specchio) No! Quando una donna è brutta, allora le dicono: «Lei ha gli occhi belli, ha dei capelli bellissimi».



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