1977 by david peace

1977 by david peace

autore:david peace
La lingua: ita
Format: epub
editore: meridiano zero
pubblicato: 1976-12-31T16:00:00+00:00


Scoppiai in una risata del cazzo, una tempesta di risate, col piede a tavoletta sotto un'altra scarica di pioggia del giubileo.

Risi, pensando: scemo, scemo, scemo.

Guardandomi nello specchietto retrovisore mi chiesi:

Ho l'aria di essere un violino per caso?

Risi.

Che imbecille, maledizione, più di quanto avrei mai potuto immaginare.

Risi.

Perché era un imbecille e lo tenevo in pugno.

Risi.

Col piede a tavoletta, il finestrino aperto e la testa fuori sotto la pioggia, urlai: - E allora sentiamola, questa sviolinata del cazzo.

Risi.

Dai, coglione, sentiamola!

Accostai appena vidi una cabina telefonica, mi tirai su la giacca fino alle orecchie e mi ci fiondai dentro di corsa.

Feci il numero.

Vorrei venire da te.

Ti aspetto, - rispose lei con una mezza risata.

Aveva smesso di piovere proprio mentre cominciava a fare buio, appena in tempo per lasciare che la gente festeggiasse per le strade e accendesse quegli stupidi falò.

Ra Su Peng mi aspettava all'angolo tra Manningham e Queen, capelli corti neri e pelle sporca, con un vestito e delle calze nere, la borsa e una giacca sul braccio.

Accostai e lei salì in macchina.

Grazie, - le dissi.

Come stai?

Bene.

Non vuoi tornare su da me?

No, se non ti dispiace.

I soldi sono tuoi, — disse, e avrei tanto ma tanto voluto che non lo dicesse, davvero.

Girai a sinistra e poi di nuovo a sinistra fino a Whetley Hill e mentre andavamo giù per la discesa lei mi chiese: - Dove andiamo?

Voglio farlo qui, — le risposi, svoltando nei campi da gioco su White Abbey Road.

Ma è qui che...

Sentivo il suo cuore che batteva in macchina, sentii la sua paura, ma dissi: — Lo so, e voglio che tu mi faccia vedere dove.

No, — disse lei, rigirandosi sul sedile.

Starai meglio dopo, molto meglio.

Che cazzo ne sai tu?

Sarà finita, una volta per tutte.

Stava tirando fuori i soldi dalla borsa, dicendo: - Fammi uscire da qui, subito.

Mi fermai sull'erba davanti a una fila di alberi e spensi il motore.

Lei si lanciò verso lo sportello.

La presi per un braccio.

Ra Su Peng, per favore. Non voglio farti male.

Allora lasciami andare. Mi fai paura.

Per favore, posso aiutarti.

Aveva aperto lo sportello, un piede sull'erba.

Per favore.

Si voltò a fissarmi, occhi scuri in un viso spettrale, una maschera mortuaria fatta di carne, e disse: — Cosa vorresti fare?

Mettiti dietro.

Uscimmo dalla macchina e restammo lì al buio a guardarci, uno da una parte e una dall'altra, due fantasmi bianchi frutto della morte, occhi neri e visi pallidi, maschere fatte di carne, poi lei provò ad aprire lo sportello di dietro ma era chiuso a chiave.

Aspetta, — le dissi facendo il giro dietro la macchina, con una mano in tasca, il suo viso contro il mio, il mio contro il suo, la luna tra gli alberi e gli alberi su in cielo, il cielo in quell'inferno che era lassù, su, sempre più su, che guardava in basso verso i campi da gioco, i campi dove i bambini giocavano ai loro giochi e i loro padri ammazzavano le loro madri.

Mi avvicinai alle sue spalle e aprii lo sportello dietro.

Entra.

Si sedette sull'orlo del sedile posteriore.

Mettiti stesa.

Si mise stesa sul sedile di pelle nera.



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