2020-07-29 18:49:51.044924 by Unknown

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autore:Unknown
Format: epub
ISBN: 9788858522684


Quando sento dire che sono stati fatti tanti sacrifici per farci studiare, la verità è che purtroppo non è così. Casomai ne sono stati fatti sempre di meno.

Il risultato è quello che abbiamo descritto. Pochi soldi sulle strutture scolastiche, proliferazione di corsi di laurea poco professionalizzanti e graduale soffocamento degli istituti tecnici. Come dice Marco Leonardi, che è stato consigliere economico di Paolo Gentiloni: «Abbiamo perso le scuole tecniche buone e abbiamo fatto un’università scadente».

L’Italia della scuola si è allontanata dai modelli nordeuropei e si è avvicinata a quelli sudamericani. Anche in Sud America sono rimaste scuole d’eccellenza, dalle quali si parte con un ottimo titolo in mano alla conquista di Londra o di New York. Ma a frequentarle è solo l’élite.

Da noi non bisogna essere ricchi per iscriversi a Ingegneria. Queste scelte non sono necessariamente il frutto di un privilegio famigliare o di un maggiore investimento di denaro. Magari sono il frutto di una vocazione personale o di meriti individuali straordinari. Tuttavia il quadro generale ci dice che anche da noi l’istruzione non serve più a ridurre le diseguaglianze sociali, ma anzi le sta ampliando.

Nel libro sulla scuola di Giovanni Floris, Ultimo banco, emerge un dato preoccupante. La variabile principale per predire quanto guadagnerà un giovane non è il suo titolo di studio, né dove abita, né quanta esperienza lavorativa ha accumulato. È quanto guadagna suo padre. Se tuo papà guadagna più degli altri, è probabile che anche tu finirai per guadagnare più degli altri. Se tuo papà guadagna poco, non c’è molto che tu possa fare.

La scuola sta fallendo.

D’altra parte i numeri non mentono. E se la difesa di chi ci ha preceduto passa dalla scuola, allora, cara mamma e caro papà, non siete messi bene. Se la linea difensiva è «ci siamo indebitati per farvi studiare», bene: fa acqua da tutte le parti.

Dagli anni ’80 in poi non c’è nessuna prova che il debito pubblico sia stato usato per migliorare la scuola. Anzi, l’evidenza dice il contrario. L’evidenza dice che lo sforzo per far studiare i figli si è ridotto gradualmente dalla fine degli anni ’70 fino al 1991. Poi è precipitato. Sono numeri difficili da digerire, per una generazione di figli. Sono numeri impietosi. Tradotti dicono che quando le cose andavano bene, non avete pensato di migliorare la scuola. E quando hanno cominciato ad andare male, avete tagliato brutalmente i fondi all’istruzione. È un quadro vergognoso. La spesa pensionistica è passata dal 9% del PIL al 16%. E anche quando è stato necessario stringere i cordoni della borsa, ha continuato a crescere. La scuola invece ha subìto. È stata tagliata e poi tagliata ancora.

Oggi per 1 euro speso nella scuola se ne spendono 4 per le pensioni. Quindi no, mi spiace. Non veniteci a dire che ci avete fatto studiare. Dalla verità dei numeri non si scappa: i sacrifici non sono stati fatti per farci studiare. Sono stati fatti per mandarvi generosamente in pensione.



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