21 lezioni per il XXI secolo by Yuval Noah Harari

21 lezioni per il XXI secolo by Yuval Noah Harari

autore:Yuval Noah Harari [Harari, Yuval Noah]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Sociology, General, History
ISBN: 9788858779620
Google: kTlqDwAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2018-08-29T22:00:00+00:00


L’arte perduta di vincere le guerre

Perché è così difficile per le grandi potenze intraprendere guerre vittoriose nel XXI secolo? L’economia è cambiata. Una volta i beni economici erano per lo più materiali, ed era relativamente facile arricchirsi con la conquista. Se sconfiggevate i vostri nemici sul campo di battaglia, potevate incassare i proventi dell’impresa saccheggiando le loro città, vendendo gli abitanti al mercato degli schiavi e occupando preziosi campi di grano e miniere d’oro. I romani prosperarono vendendo prigionieri greci e galli, e nel XIX secolo gli americani si arricchirono impossessandosi delle miniere d’oro della California e degli allevamenti di bestiame del Texas.

Nel XXI secolo con la conquista di beni materiali si guadagna poco. Oggi i principali beni sono rappresentati da conoscenza tecnica e istituzionale piuttosto che da campi di grano, miniere d’oro o perfino giacimenti petroliferi, e con la guerra non si conquista la conoscenza. Un’organizzazione come lo Stato islamico può ancora trarre vantaggi dal saccheggiare città e pozzi petroliferi in Medio Oriente – i suoi soldati e comandanti hanno portato via oltre 500 milioni di dollari dalle banche irachene e nel 2015 hanno realizzato un bottino di 500 milioni con la vendita del petrolio – ma per una grande potenza come la Cina o gli Stati Uniti si tratta di somme irrilevanti.7 Con un PIL annuale di più di 20 trilioni di dollari, è improbabile che la Cina scateni una guerra per un miliardo di dollari. Se spendesse trilioni di dollari in un conflitto contro gli Stati Uniti, come farebbe poi la Cina a ripagare queste spese e compensare tutti i danni di guerra e la perdita di opportunità commerciali? Il vittorioso Esercito popolare di liberazione saccheggerebbe le ricchezze della Silicon Valley? Certo, multinazionali come Apple, Facebook e Google valgono centinaia di miliardi di dollari, ma non sono fortune che si conquistano con l’esercito. Non esistono miniere di silicio nella Silicon Valley.

Una guerra vittoriosa potrebbe in teoria far guadagnare immense fortune al vincitore se gli permettesse di ristrutturare il sistema degli scambi commerciali mondiali a suo vantaggio, come fecero la Gran Bretagna dopo la vittoria su Napoleone e gli Stati Uniti dopo la vittoria su Hitler. Gli sviluppi tecnologici militari però non consentono il ripetersi di queste imprese nel XXI secolo. La bomba atomica ha trasformato la vittoria in un conflitto mondiale in suicidio collettivo. Non è una coincidenza che dopo Hiroshima le superpotenze non si sono mai più combattute direttamente, e si sono lasciate coinvolgere solo in quelli che (per loro) erano conflitti a bassa intensità, nei quali l’uso di armi nucleari per evitare la sconfitta era assurdo. E anche attaccare una potenza nucleare di secondo rango come la Corea del Nord è un progetto poco allettante. Fa paura pensare a cosa potrebbe fare la famiglia di Kim in caso di sconfitta militare.

La cybertecnologia militare complica ulteriormente la situazione a chi coltivasse ambizioni imperialiste. Ai tempi della regina Vittoria e della mitragliatrice Maxim, l’esercito britannico poteva massacrare i coraggiosi ma male armati guerrieri del Sudan in qualche deserto remoto senza mettere a rischio la pace a Manchester e a Birmingham.



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