83500 by Michela Monti

83500 by Michela Monti

autore:Michela Monti [Monti, Michela]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Dystopian
ISBN: 9788893123440
Google: -r9HDwAAQBAJ
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 2018-02-15T16:28:04+00:00


Winston-Salem era un ingorgo di suoni e luci. La gente ballava per strada, coinvolgendo sconosciuti mostruosamente truccati, pulsando di vita per il semplice gusto di farlo.

Un’improbabile farfalla rossa, con la pancia traballante e folti baffi, ci saltellò accanto salutandoci, poi cercò di afferrare Ghib che protestò all’istante.

«Ehi! Perché proprio io?»

«Perché puntano all’anello debole, mio caro,» risposi.

Aspettavo la frecciata di rimando, che tardava.

Mi voltai e vidi le labbra di Bea sussurrare qualcosa, vicinissime a quelle di Ghib. Erano…

«Amore, lasciali stare.» Richard stringeva la mia vita, parlandomi all’orecchio.

«Non capisci, rischia di diventare un casino, se loro…»

Mi tappò la bocca con la mano, fissandomi serio. «Non capisco io, ma forse neppure tu.»

Lei è la mia migliore amica, cosa vuoi saperne? Fammi parlare!

I miei occhi strillavano questo, prima che Bea mi afferrasse, tirandomi via.

Era rossa ed eccitata. «Mel! Lo so!» gridava, muovendosi in fretta.

«Cosa?»

«Lo so!»

«Sì, ma cosa sai?»

C’era confusione, troppa agitazione. Ci allontanammo di qualche metro, il minimo per poterci sentire. Si girò verso di me, stringendo forte le dita tra le mie.

«So cosa fare, finalmente non ho dubbi!»

«Parliamo di Ghib?»

«Sì.»

Fronte contro fronte, le brillavano gli occhi. Sembrava che il mondo avesse spalancato tutte le porte.

«Tesoro, non vedo dove vuoi arrivare, e non voglio limitarti, ma…»

«Cominci coi dubbi atavici?»

Pestava i piedi e io non ero pronta. «Andare incontro al dolore non è il massimo, né per te né per lui.»

«Mel, se io resto rigida sulle mie idee, perché dovrebbe cambiare qualcun altro?»

«Le persone non cambiano a comando, Bea.»

«Se non hanno gli stimoli per farlo, perché dovrebbero?»

Tutto spaventosamente vero.

I carri mascherati sfilavano enormi, colorati e irriverenti. Io facevo la guastafeste.

«Pensaci,» sospirai.

Annuì, col luccichio dello sguardo appena velato. «Ti prometto che non farò nulla di stupido.»

Che idiota. Ero l’ultima persona in grado di dispensare consigli.

Restammo in disparte a guardare il corteo chiassoso, tenendoci la mano.

Due mostri ci catturarono. Uno scheletro e un gatto.

«Be’? Vi sembra il caso di andarvene così?» sbraitò Ghib, decisamente infastidito.

«Dovevamo parlare,» disse Bea, tranquilla.

I due ragazzi mi fissarono quasi con la stessa espressione.

Richard non voleva che mi intromettessi, Ghib sapeva che lo avevo fatto.

«Cosa sono quelle facce scure? Via! Andiamo!»

La mia amica trascinò tutti e quattro nel vortice della musica, ricacciando giù la sensazione di disastro, così chiara da spaventarmi. La ignorai, sopraffatta dai suoni.



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