883 Stessa storia, stesso posto, stesso bar by Max Pezzali

883 Stessa storia, stesso posto, stesso bar by Max Pezzali

autore:Max Pezzali [Pezzali, Max]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-26T12:22:09+00:00


883:

come

protagonista,

come

coprotagonista, come semplice spettatore, e più’ spesso come coscienza critica e supervisore del nostro gruppo di amici.

Dopo il periodo di una coraggiosa adolescenza, arriva prima o poi il passaggio epocale della linea d’ombra: okay, so che esistono determinate responsabilità, dopo un attimo di crisi mi butto e vada come deve andare.

Storie. Non è così facile, non per me. Il mondo degli adulti continua a preoccuparmi. Se maturare significa acquisire una visione a senso unico della vita, diventare gretti e meschini, tradire i propri sogni, allora posso farne a meno, grazie mille.

Poi attorno a te vedi quelli passati direttamente dalla motocicletta al passeggino con il pupo, vagamente rassegnati, parecchio cinici, che ripetono a memoria: «Sei un ragazzino, quando crescerai? Anch’io la pensavo così, ma ho dovuto cambiare idea». E perché? Non è detto che uno sia costretto a piangere miseria se gli piove in casa, magari la colpa è del vicino di sopra. Non so se ho reso l’idea.

La paura di crescere esiste, ma di crescere come «gli altri»; con in più la nostalgia di quando il problema manco si poneva. Un fondo di amarezza per un passato che non può tornare, l’invincibile e irriducibile giovinezza, il «cazzo, che problema vuoi ci sia». Sì, magari c’era il casino dell’interrogazione a sorpresa o del primo lavoro di merda, ma esisteva comunque uno stupendo spirito di gruppo: PRIMA NOI, POI IL RESTO DEL MONDO.

«Siamo qui noi» per spaccare il culo ai passeri, per coprirci l’un l’altro, per condividere certe scelte e non sentirci mai abbandonati in mezzo alle strade della vita.

Quando i mesi volano rapidi, quando la compagnia inevitabilmente si sfalda («ognuno col suo viaggio, ognuno diverso» alla Vasco), vieni preso dal terrore di avere perso tutto, compreso te stesso, e di essere completamente SOLO. È il bisogno di chiudere sogni, speranze, dubbi, valori, idee in una stanza, lontano da 26

tentazioni, paranoie e cattive influenze esterne. La famosa camera 106, con i tuoi giocattoli; se qualcuno ci entra (una donna, per esempio), è perché VUOLE farlo.

Solo così riuscirà a conoscerti. Se cerca di trascinarti fuori a forza, può perdere la partita.

Un esempio: Mauro Repetto. Ci siamo tornati. Sbattuto dal successo improvviso in una galassia nuova e sconosciuta, dove combini quello che vuoi, entri dove ti pare, conosci delle strafighe che un tempo manco ti avrebbero salutato… è un bel rischio, se non hai un sistema immunitario potentissimo. Aggiungici la crisi di quello che «cazzo, stai sempre lì a saltellare, ma non canti mai!»; logico che, dopo uno sbandamento della madonna, cerchi un’altra strada.

Adesso Mauro si è messo a scrivere sceneggiature cinematografiche, ha seguito uno stage in California, sembra contento; ma c’è stato un attimo in cui, messa in un cantuccio l’esperienza musicale e mandata ‘affanculo la vecchia vita da eterno adolescente, ha corso dei pericoli mica da ridere.

Non intendo fare la morale a nessuno: ognuno arriva al successo, al mitico sciò bisnis, per la sua strada e dopo mille esperienze, io, oltre alla canzone, ho bisogno di un mondo compatto che mi difenda. Per questo non rinuncerei mai a Pavia.



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