Altezza Reale by Thomas Mann

Altezza Reale by Thomas Mann

autore:Thomas Mann [Mann, Thomas]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Dall'Oglio
pubblicato: 1963-12-31T23:00:00+00:00


Il signor Stavenuter accompagnò gli ospiti nel recinto, dove le sei o sette famiglie di fagiani conducevano nel prato e fra gli arbusti una vita comoda e borghese, ed essi osservarono i variopinti uccelli dagli occhi rossi e dalla coda dritta, visitarono la cova e assistettero a una distribuzione di cibo che il signor Stavenuter per divertirli fece ai piedi di un bell'abete, che si ergeva là isolato; dopo di che Cola Enrico gli espresse il suo pieno gradimento. E mentre egli compiva questa formalità, Imma lo osservava con i suoi grandi occhi scrutatori. Poi rimontarono a cavallo e mentre Perceval girava su se stesso, precedendo i cavalli con delle grida furiose, ripresero la via del ritorno.

Fu appunto allora che Cola Enrico colse un segno non indifferente sulla natura e sul carattere di Imma, una indiretta spiegazione della sua personalità, che gli dette materia per lunghe riflessioni. Avevano lasciato la scorciatoia fiancheggiata da pruneti e cavalcavano di nuovo sull'ondulata strada maestra, quando Cola Enrico volle ritornare su un certo punto, che era stato appena sfiorato nella sua visita al Castello dei Delfini, mentre conversavano all'ora del tè e che non aveva cessato di tormentarlo.

«Lasci che Le rivolga una domanda», disse egli. «Se non le accomoda non importa che risponda».

«Vedremo», rispose lei.

«Quattro settimane fa, quando ebbi la prima volta il piacere di parlare col signor Spoelmann, Suo padre, gli rivolsi una domanda, cui egli rispose molto brevemente e quasi troncandola, tanto che io ritenni di aver fatto un passo falso e sbagliato».

«Cosa chiese Lei a mio padre?».

«Chiesi se gli era stato doloroso lasciare l'America».

«Vede, principe, quella fu una domanda che Le assomiglia, una domanda da principe. Se Lei fosse un pochino piú ferrato sul terreno della logica, sarebbe stato zitto e si sarebbe contentato di concludere che, se mio padre non avesse lasciato volentieri l'America, non sarebbe venuto via».

«Può essere che sia vero, signorina Imma, mi perdoni, io non rifletto poi tanto esattamente sulle cose. Ma se con quella domanda non mi son reso colpevole di altro che di uno sbaglio di pensiero, sono allora contento: può Lei tranquillizzarmi almeno in questo?».

«Veramente no, principe», disse ella e lo guardò coi suoi grandi occhi neri e lucenti.

«Vede? vede? Ma che cosa c'è ancora, signorina Imma? Mi faccia sapere tutto quel che c'è da sapere. Lei me lo deve per la nostra amicizia!».

«Siamo amici?».

«Pensavo», disse egli in tono di preghiera...

«Pazienza, pazienza, allora! Non lo sapevo ma mi lascio volentieri ammaestrare. Ma per ritornare a mio padre egli difatti si inquietò della sua domanda — si inquieta facilmente e ha avuto occasione di fare straordinaria pratica in questo campo. La cosa sta cosí: in America l'opinione pubblica non ci era particolarmente favorevole. Ci sono laggiú molti intrighi... Mi accorgo che non sono al corrente di particolari, ma tutta un'attività politica lavora attivamente con lo scopo di istigare contro di noi la folla, per cui sorsero persecuzioni legali e ostilità tenaci che molto amareggiavano laggiú la vita di mio padre. Lei sa, principe, che non



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