Benvenuti a Chernobyl by Andrew Blackwell

Benvenuti a Chernobyl by Andrew Blackwell

autore:Andrew Blackwell [Blackwell, Andrew]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-07-15T00:00:00+00:00


24 AGOSTO - 32°59’ N, 145°50’ W

Dopo dieci giorni in mare, tornammo indietro.

La tensione tra Mary e il Re dei Pirati e il capitano della Kaisei aveva continuato a crescere. Le uniche cose che sapevamo per certo erano che Mary voleva rimanere più possibile, e che il Re dei Pirati pensava che dovessimo tornare indietro, e che al capitano piaceva inscenare brevi attacchi di collera senza senso. Il Re dei Pirati, in piedi nel casotto, ci tenne una lezioncina. Si era intestardito su San Diego quanto Mary sulle linee di corrente. Quanto a noi dell’equipaggio, volevamo solo sapere quando saremmo tornati indietro, per poter pianificare come potevamo, un giorno, riprendere le nostre vite. Ma sembrava sempre più probabile che avremmo vagato per sempre per i mari, come una nave fantasma in cerca di plastica. Vidi Mary nella sala comune, che studiava una carta della distribuzione dei detriti in un libro di testo intitolato Marine Debris (Coe and Rogers, 1996). «Ci dovrebbe essere ancora dell’immondizia qui», disse, indicando un punto al largo del Messico.

In un paio di riunioni surriscaldate, il contrasto divenne esplicito. Il Re dei Pirati insisteva perché invertissimo la rotta. Non solo si stava avvicinando il festival dei velieri – del quale a nessuno di noi fregava niente – ma Joe, l’ufficiale di macchina, stava male. Aveva una infezione alla gola, qualcosa che sembrava potesse aggravarsi. Come ragione per affrettarci a terra, non era molto solida; se Joe era veramente in pericolo di vita, doveva venire a prenderlo un elicottero, che tornassimo indietro o no.

Ma fu l’argomentazione vincente. Facemmo la volta, come dicono i marinai, e ci dirigemmo a est. Avevamo praticamente appena raggiunto il Vortice, che già ce ne stavamo allontanando. Troppi giorni sprecati al molo a Port Richmond, un po’ di sfortuna con il Vortice che a quanto pareva quell’estate si era spostato verso ovest, e alla fin fine non mi toccò mai un turno sulla lancia, a raccogliere con le mie mani l’immondizia della Chiazza di immondizia. E nessuno di noi si era tuffato a guardare una rete fantasma nel suo habitat naturale, circondata di pesciolini di plastica a fluttuare nell’incanto del formidabile abisso azzurro.

* * *

Quella notte il Turno Bravo era silenzioso. Girava la voce che Mary fosse disperata per essere tornati indietro, che lo considerava un colpo mortale per il Progetto Kaisei. Era impossibile sapere se queste dicerie fossero vere. Nessuno di noi volontari sarebbe andato a bussare alla sua porta per chiederglielo. Ma non importava. Per sommi capi era vero. Si aveva l’impressione che fossimo tornati indietro appena arrivati alla Chiazza di immondizia. Eravamo almeno arrivati al centro? Se non fossimo tornati indietro, avremmo trovato le linee di corrente? Avremmo trovato la Grande palla bianca di immondizia di Art?

È triste la rapidità con cui un inizio si trasforma in una fine, con niente in mezzo. Un giorno hai di fronte un’eternità in mare; il giorno dopo il viaggio è finito, anche se sei ancora a giorni o settimane da terra. Dipende tutto dalla direzione in cui sei rivolto.



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