Borgo Pinti, 13: La vita libertina di Matilde Cenci (Italian Edition) by Daniele Aiolfi (Eroscultura Editore)

autore:Daniele Aiolfi (Eroscultura Editore) [Aiolfi (Eroscultura Editore), Daniele]
La lingua: ita
Format: mobi
pubblicato: 2019-04-01T00:00:00+00:00

Capitolo 6

Era il 1992, Cecilia aveva quindici anni, da oltre un anno aveva un ragazzo di due anni più grande, un alternativo, barba lunga, sempre disordinato e pure un po’ sporco e di un ceto sociale ben diverso dai Cenci. La cosa peggiore era che spacciava spinelli e ovviamente li fumava, e Cecilia ne fu coinvolta. Fu il prefetto in persona a convocarla. Matilde fu prelevata da un’auto della polizia, con suo grande spavento. Il prefetto, grande amico di suo padre, le specificò che quell’incontro sarebbe rimasto un segreto tra loro due.

“Gentile signora, suo padre è amico mio ed è una persona integerrima, un galantuomo di altri tempi che mai potrebbe accettare una nipote drogata, quindi se lei riuscirà a convincere sua figlia a lasciare quel ragazzo e uscire dal giro, io potrò mettere a tacere la cosa, altrimenti dovrò procedere d’ufficio e il suo nome finirà su La Nazione, sarebbe uno scandalo.” Inaccettabile per una Cenci.

“Signor Prefetto, cosa mi suggerisce di fare?” Matilde era davvero preoccupata.

“La metta in un collegio, anche svizzero, appena allontanata dal suo fidanzatino, lui lo arrestiamo, tanto uscirà presto, ma intanto li dividerà. La lasci là almeno un anno e verifichi che abbia messo la testa a posto.” Matilde rimase sconcertata. Se fosse capitato a lei, non avrebbe accettato una simile punizione, per contro non aveva mai fatto uso di droghe. La sua droga era il sesso.

“Dottore, la ringrazio, mi può lasciare due o tre giorni per sistemare la cosa?”

“Certo signora, ma non di più, noi dobbiamo agire e come comprenderà, io sto violando la legge per farle un favore, a lei e a suo padre.”

“Senz’altro, mi muoverò subito e l’avviserò al più presto, grazie mille per la premura, sono in debito con lei, come potrò sdebitarmi?” Il prefetto la fissò negli occhi. Le gesta erotiche di Matilde erano note anche alla polizia, benché non avesse mai fatto nulla di male, e il prefetto, un calabrese focoso e amante delle belle donne, ebbe la tentazione di chiedere una ricompensa in natura. Il suo silenzioso tentennamento insospettì Matilde che aveva notato lo sguardo lascivo del prefetto.

“Cara Matilde, se mi concede la confidenza… vada tranquilla, mi offrirà un caffè se ci incontreremo in piazza.” Il Prefetto si allungò per salutare in modo professionale la signora mentre sentiva crescere una solida erezione al pensiero di un pompino fatto da Matilde sotto la scrivania prefettizia. Matilde uscì sollevata, aveva avuto come la sensazione di dover soddisfare sessualmente il Prefetto. Attese a casa la figlia Cecilia, la trascinò in camera e la riempì di schiaffi e insulti. Dopo una prima reazione di stupore, Cecilia non sapeva che la madre fosse a conoscenza della droga, la ragazza reagì e pure lei mollò una ‘labbrata’ alla madre. Matilde uscì chiudendola in camera e chiamò Ugo, riferendo degli avvenimenti e dell’idea di metterla in un collegio svizzero. Ugo fu molto sorpreso e propose un chiarimento per la serata. Giunse prima del solito, volle ascoltare tutta la vicenda e propose un incontro a tre

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