Il Giglio dorato by Andre Norton

Il Giglio dorato by Andre Norton

autore:Andre Norton [Norton, Andre]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


13

«Dove va quella cosa?» esclamò Kadiya rivolta a se stessa, ma anche a chi era con lei.

«Non dobbiamo far altro che seguire il sentiero», rispose Jagun. «Il sentiero mortale che lascia dietro di sé.»

«Uno Scomparso... Come può uno Scomparso diventare così?»

«C'erano quelli che intessevano l'Oscurità come gli altri della loro razza intessevano la Luce», rispose Jagun. «Da quelle trame è scaturito il Giudizio che ha cambiato il mondo. Quella cosa arriva da quel tempo, si è risvegliata e di nuovo imperversa.»

Kadiya rabbrividì e portò la mano sulla spada... Era forse calore quello che sentiva? Con riluttanza, nell'oscurità scesa dopo che la luce dell'amuleto era svanita, fece scivolare un dito sulle forme rigonfie dei tre occhi: erano chiusi.

«Si narra che la Porta Proibita si trovi all'interno di un luogo di morte e amarezza», disse il pensiero di Salin. «E quell'essere di certo la sta cercando.»

«Ma a che scopo?»

«Signora di Potere, quella cosa che lascia una scia mortale parrebbe destinata alla morte, eppure cerca aiuto. Potrebbe esistere un nucleo di malvagità che le ridarà vita. Le leggende più antiche dicono che, quando gli Scomparsi avevano visto quale distruzione le loro guerre avevano portato sulla terra, si erano ritirati in un altro luogo per il dolore. C'era un passaggio verso quel luogo, ed essi ci erano entrati.»

«Ma se quelli di buona volontà se ne sono andati così, perché mai qualcosa che è l'incarnazione del male dovrebbe ora cercare di seguire la stessa strada?» ribatté Kadiya.

«Forse per guarire», fu la risposta della Veggente. «Non possiamo giudicare i pensieri di uno Scomparso. Noi siamo stati forgiati da loro, ma non siamo in grado di sapere cosa li muove o quale Potere detengono.»

Ancora una volta Kadiya sfiorò la spada. Quell'essere comparso dal nulla aveva avvelenato tutti i luoghi in cui era passato; anche se, grazie a qualche magia, avesse potuto abbandonare la terra, la pestilenza che aveva seminato si sarebbe diffusa ancora. Benché lei fosse riuscita a distruggere quella piccola parte di morbo che aveva incontrato, non aveva certo il Potere di bruciare per sempre tutto ciò che era stato riportato in vita.

Se fosse riuscita a raggiungere quella morte vivente prima che riuscisse a guadagnare forza o a rigenerarsi, forse avrebbe avuto la possibilità di distruggere quell'orrore alla radice. Non si sarebbe trattato di una battaglia come quelle che aveva combattuto con Voltrik e gli Skritek; quelli erano nemici in carne e ossa e potevano venire uccisi... Invece quell'essere poteva vincere anche morendo, diffondendo il contagio. Eppure lei doveva seguirlo come meglio poteva e cercare di sconfiggerlo, come aveva sconfitto il generale di Voltrik.

Sollevò la testa e l'elmo raschiò contro le pietre che li circondavano. Non poteva chiamare nessun esercito, non riusciva neppure a raggiungere le sue sorelle... neanche Haramis, che sarebbe dovuta essere la custode e la Guardiana di Ruwenda. No, era compito suo. Quello doveva essere il significato del senso di urgenza che l'aveva spinta ad allontanarsi dalla Cittadella. Non era stata chiamata per restituire la spada, bensì per sguainarla di nuovo contro un nemico molto più sinistro di qualunque invasore della sua razza.



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