La beatificazione di Craxi by Gianni Barbacetto

La beatificazione di Craxi by Gianni Barbacetto

autore:Gianni Barbacetto [Barbacetto, Gianni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2020-10-13T22:00:00+00:00


Il conto estero più misterioso

«Conto numero 633369 presso la Ubs di Lugano, Svizzera.» È quanto leggono nella primavera del 1981, dieci anni prima di Mani pulite, i giudici istruttori milanesi Giuliano Turone e Gherardo Colombo: l’appunto è fra le tante carte sequestrate, insieme alle liste della P2, a Licio Gelli, Maestro Venerabile della loggia massonica segreta. Erano nella cassaforte della Giole, la sua ditta di Castiglion Fibocchi, nei pressi di Arezzo. Quel numero si riferisce a un deposito bancario elvetico chiamato «Protezione».

Resta per undici anni un mistero insoluto, perché l’indagine sulla P2 finisce a Roma e si insabbia. La svolta arriva più di dieci anni dopo, alla fine del 1992. I magistrati di Ginevra che indagano sul finanziere Florio Fiorini, recluso in Svizzera per il crac da 2000 miliardi di lire della sua società Sasea, scoprono che sul conto Protezione, tra il 1980 e il 1981, transitano, grazie ai buoni uffici di Gelli, 7 milioni di dollari del Banco ambrosiano destinati al Partito socialista italiano.

Alla fine del gennaio 1993 dalla Svizzera arriva ai magistrati di Mani pulite, tra cui Gherardo Colombo, la notizia che il titolare del conto Protezione è Silvano Larini, che in quel momento è latitante e ricercato da un anno, per le tangenti di Metropolitana milanese. La notizia fa scattare in Larini la decisione di uscire allo scoperto: se parla di quel conto prima che i pm arrivino da soli a mettere in fila tutta la verità, può sperare di non andare in carcere ma di ottenere gli arresti domiciliari. Il conto Protezione diventa il suo passaporto per la libertà, o quasi.

Il 7 febbraio 1993, accompagnato dall’avvocato Corso Bovio, Larini si consegna a Di Pietro, che con il capitano dei carabinieri Roberto Zuliani lo aspetta alla frontiera autostradale di Ventimiglia. Dopo uno spuntino in un ristorante-pizzeria, è accompagnato a Milano, nel carcere di Opera. Ci resta quattro giorni. Riempie decine di pagine di verbali. L’architetto confessa che il conto Protezione è suo, lo aveva aperto suo padre Cesare alla fine degli anni Settanta. Quando Craxi gli chiede un deposito sicuro da mettere a disposizione del Partito socialista per farci arrivare un finanziamento segreto, lui gli offre quel vecchio conto.

Naturalmente Larini racconta ai magistrati, più in generale, il suo ruolo di «fattorino delle tangenti» che arrivavano, come abbiamo visto, dal sistema di Metropolitana milanese. Ma il conto Protezione è la sua storia più segreta, che s’intreccia con il crac del Banco ambrosiano e profuma d’incenso vaticano, d’affari, di giornali, di mafia e di massoneria. Inizia nei primi anni Ottanta. Il Partito socialista è fortemente indebitato con le banche, soprattutto con l’istituto di Roberto Calvi, che pure è abituato a distribuire soldi a tutte le forze politiche italiane. Craxi, segretario da quattro anni, è anche preoccupato per ciò che accade nel partito: teme le imboscate della corrente di sinistra, capeggiata da Claudio Signorile, che sostiene la politica di unità nazionale (cioè l’asse Dc-Pci del compromesso storico). Sospetta addirittura che, alle sue spalle, Signorile abbia stretto un’alleanza con la corrente



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