Portami a casa by Sebastian Fitzek

Portami a casa by Sebastian Fitzek

autore:Sebastian Fitzek [Fitzek, Sebastian]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2024-09-19T11:47:04+00:00


34

Jules

«Ti ho trovato, brutta puttana…».

Erano quelle le parole che aveva sentito gridare da un uomo dall’altra parte della linea?

Jules alzò il volume delle cuffie auricolari, ma non c’era più collegamento.

Merda!

L’aveva persa.

Il contatto tra di loro – acustico e, allo stesso tempo, fortemente emotivo – non c’era più, ed era molto improbabile che lei lo avrebbe richiamato, sebbene lui poco prima le avesse lasciato il suo numero privato.

Puttana…?

Jules ebbe il sospetto che Klara fosse in grave pericolo, più che in qualsiasi altro momento della serata, e proprio ora che non era più in grado di offrirle il suo aiuto. Nell’appoggiare le cuffie sul bordo del lavabo, si sentì un fallito.

Il rubinetto gocciolante che lo aveva attirato in bagno era macchiato da schizzi di dentifricio, cosa tipica in presenza di bambini piccoli.

Prima dell’incendio nella Prinzregentenstraße, quando Valentin e Fabienne ancora saltellavano in giro per l’appartamento, fin troppo piccolo per una famiglia di quattro persone, era normale trovare residui di dentifricio (gusto fragola o lampone) sulle superfici e negli angoli più improbabili, spalmato da piccole mani sporche, mai stanche di scoprire un mondo pieno di segreti, nascondigli e avventure.

E pericoli letali.

Persino in casa loro.

Dopo il trasloco, nell’attuale appartamento di Jules c’era molto più spazio, ma niente più scorribande giocose da quando Dajana, quel fatidico, terribile giorno, aveva chiuso a chiave nella stanza i suoi stessi figli e aveva spento per sempre la luce che le ardeva dentro. Una luce che lui aveva ritenuto tanto forte da riuscire a illuminare anche la strada degli altri; forte abbastanza per scaldarli.

Come ho potuto sbagliarmi così tanto?

Jules evitò di guardarsi allo specchio sopra al lavandino: sapeva quanto stanco e trasandato dovesse apparire, con le sue occhiaie scure e la pelle secca su fronte, naso e mento. Si chiese quante volte avesse sbagliato, anche solo nelle ultime ore.

Klara era veramente in pericolo? Era davvero vittima di violenza domestica? O una gran parte di ciò che gli aveva raccontato era solo frutto delle sue fantasie allucinate, come credeva suo padre?

«Dovresti lasciar perdere quella donna. Non è del tutto a posto. È vero che si trovava a Berger Hof, ma non per un esperimento. Era in cura per un disturbo dissociativo – o come diavolo si dice quando non distingui la realtà dalle allucinazioni».

Aveva veramente tentato di suicidarsi, seduta nella sua auto? Era veramente in giro di notte con uno sconosciuto vestito da Babbo Natale?

E da quand’è che questo rubinetto gocciola?

Jules aveva un udito molto fine. Per dormire aveva bisogno del silenzio più assoluto nell’intero appartamento. Dajana lo prendeva spesso in giro dicendo che aveva il sonar, come i pipistrelli, specialmente quando diceva di sentire in camera da letto gli impercettibili segnali acustici degli strumenti elettronici in standby o, per l’ennesima volta, toglieva l’aria dai termosifoni per non sentirne il gorgoglio. Difficile credere che gli fosse sfuggito il gocciolio proveniente dal bagno. Oltretutto, c’erano schizzi d’acqua sulla ceramica del lavabo, segno che il rubinetto era stato usato di recente, senza poi essere richiuso completamente.

O forse no?

Nell’avvicinare la mano per chiudere l’acqua, Jules percepì distintamente il proprio battito cardiaco, più veloce del solito.



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