A spasso tra le tombe 5 by Alan Bradley

A spasso tra le tombe 5 by Alan Bradley

autore:Alan Bradley
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2013-06-18T22:00:00+00:00


Quindici

«Dice che sanguina perché ci hanno toccato le ossa!».

La signora Mullet depose un’altra mestolata del suo porridge lavico nella mia scodella. M’attraversò il cervello l’idea di essere un Oliver Twist alla rovescia: «Di grazia, signora: non ne vorrei più».

«Mangiatela tutta, cara, finché è calda. Da brava... ricordate sempre:

Margaret Mullet non dice sciocchezza

Mangiate il porridge e crescete in altezza.

«Ma guarda te... ero poetessa e non lo sapevo».

Ridacchiò compiaciuta della propria arguzia.

Il pensiero stesso di quella fanghiglia grigia contrabbandata per porridge bastava peraltro a mandare in ibernazione il mio stomaco.

«Grazie, signora M...» dissi, aggiungendo latte in abbondanza alla pappa d’avena. Speravo in questo modo di riuscire a sorseggiare il liquido lasciando quell’orrore nascosto sotto la superficie, un po’ come il Mostro di Loch Ness.

Avevo dormito quasi niente e di conseguenza non ero al meglio. La pulizia del mio cappotto era stata più complicata, dal punto di vista chimico, del previsto: costringendomi infine a replicare il celebre esperimento – datato 1821 – di Michael Faraday, che aveva sintetizzato il tetracloroetilene estraendolo, mediante termolisi, dall’esacloroetano.

Per questo motivo ero stata sveglia tutta la notte.

«In verità le sue ossa non sono state toccate» spiegai alla signora M. «Non hanno ancora scavato abbastanza in profondità».

«Però cavoli se lui non lo sa, che quelli stanno arrivando» ribatté lei. «Statemi a sentire. I santi non sono mica come la gente normale. Sanno tutto, quelli lì. Vedono e sentono a distanza, come la televisione. Lo sentono, quando la signora Frampton prega per fare vincere Bert al totocalcio, così lei arrivato giugno manda la madre in vacanza a Blackpool e se la toglie di mezzo per due settimane: il tempo di strofinare i pavimenti e battere i tappeti. Oh, mi raccomando: io non ci ho detto niente».

Stavo facendo prima colazione in cucina perché m’ero alzata tardi e la signora Mullet aveva già sparecchiato in sala da pranzo.

«La mia amica, la signora Waller, m’ha detto che c’era sangue da tutte le parti, pareva di stare al mattatore, dice».

«Non c’era mica tutto questo sangue...» dissi io. «L’ho visto coi miei occhi».

La signora Mullet strabuzzò i suoi, di occhi.

«Non più di due cucchiaini, a volerlo raccogliere tutto. Il sangue sembra sempre più di quanto non sia in realtà».

Se poi era davvero sangue. Non vedevo l’ora di tornare in laboratorio e analizzare il campione in cui avevo intinto il mio nastro bianco.

«Ad ogni buon conto...» disse la signora Mullet «... han dovuto chiamare il dottore, per la signorina Tanty. Farfugliava qualcosa, sul signor Collicut e i quattro cavalieri della catalessi. Discorsi senza senso. Per me, è stato lo spavento».

«Credo proprio che lei abbia ragione, signora M» dissi, modificando i miei programmi mentre parlavo. «Le porterò dei fiori, alla signorina Tanty. Da parte di tutti noi qui a Buckshaw».

«Sarebbe proprio un pensiero gentile» disse la signora M. «Siete una bambina tanto premurosa».

E si capisce che ero premurosa. Se la favella della signorina Tanty era stata sciolta dal laudano, volevo essere tra i primi a sentire quello che aveva da raccontare.

La signorina Tanty viveva in una casetta sul lato ovest di Cater Street, che si dipartiva dalla strada principale in direzione nord.



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