Abarat Giorni Di Magia, Notti Di Guerra by Clive Barker

Abarat Giorni Di Magia, Notti Di Guerra by Clive Barker

autore:Clive Barker [Barker, Clive]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-07-23T22:00:00+00:00


«Abbiamo compagnia» disse Candy, accennando alle creature che apparivano tra gli alberi. Si sarebbe aspettata che il grido del Waztrill avesse richiamato creature dello stesso clan, e invece no. Ciascuno dei quattro esseri che comparvero era di una specie diversa. Letheo, l'esperto di mostri, aveva un nome per ciascuno. La bestia viola con la testa piccola e gli occhioni da insetto era un Thrak, disse, mentre la creatura serpentina con la testa come una pala meccanica era un Vexile. La bestia arruffata con il pelo traboccante di parassiti rossi era un Sanguinius; e infine la bestia grassa che camminava sulle zampe di dietro, con la testa che si apriva e si chiudeva come un enorme ventaglio, era un Gibo della Febbre. Eccole lì, tutte riunite: le Bestie di Efreet.

Tenendo lo sguardo fisso sul quintetto meglio che poteva, Candy prese ad arretrare verso la Casa dell'Uomo Morto. La neve ora cadeva più greve. I suoi piedi erano indolenziti dal freddo, e non le obbedivano molto bene. Letheo non stava meglio; a ogni passo stringeva gli occhi dal dolore. Certo le bestie li avrebbero assaliti da un momento all'altro. E invece no. Un gelido passo dopo l'altro Candy e Letheo si avvicinarono alla casa, e ancora le bestie non si mossero. Avevano paura della casa, era per quello? Quale che fosse la ragione, si tenevano a distanza.

«Posso... appoggiarmi a te?» disse Letheo, con voce incerta.

«Ma certo» gli disse Candy, e mormorando dolci parole d'incoraggiamento lo guidò verso la porta.

Erano forse a venti metri dalla Casa quando il Sanguinius, che delle cinque bestie era parso il meno interessato a Candy e Letheo, all'improvviso liberò un ululato titanico. Non attese una risposta dalle altre creature. A quel che pareva aveva vinto la paura della Casa dell'Uomo Morto, perché chinò la testa e si preparò a caricare.

Candy afferrò Letheo per un braccio.

«Corri!» urlò.

Il Sanguinius evidentemente li teneva d'occhio di nascosto, perché puntò direttamente su di loro come un camion a tutta velocità, aprendo un varco tra gli alberi. Letheo cercò di accelerare, ma scivolò e cadde pesantemente sulla poltiglia gelata, scivolando per ben dieci metri sul ghiaccio dentro un boschetto.

Il Sanguinius colse all'istante la difficoltà della sua vittima. Si fermò di botto - con gli enormi zoccoli che scalciavano ventagli di neve - e rivolse la testa cornuta al punto in cui Letheo era caduto. Il ragazzo tentò disperatamente di rialzarsi, ma il boschetto era spinoso, e le spine gli s'impigliavano agli abiti, agganciandosi attraverso giacca e pantaloni, e anche ai capelli. Più lui lottava per liberarsi, più pungevano e lo imprigionavano.

«Candy!» urlò. «Non riesco a muovermi!»

Lei un po' corse un po' scivolò sul suolo ghiacciato per aiutarlo. «Smettila di agitarti» disse. «Stai solo peggiorando la situazione.»

Raggiunse il boschetto e cominciò a liberare Letheo dalle spine, una alla volta. Era un lavoro penoso e difficile. I rovi erano fitti, e questo rendeva due volte difficile separarli dalla trama degli abiti di Letheo. Ben presto Candy si ritrovò con le dita insanguinate.

«Aspetta» disse Letheo. «Ascolta. Si è fermato.



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