Abbi pietà del mio piccolo dolore by Vittoria MacKenzie

Abbi pietà del mio piccolo dolore by Vittoria MacKenzie

autore:Vittoria MacKenzie [MacKenzie, Vittoria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: il Saggiatore
pubblicato: 2023-04-23T22:00:00+00:00


MARGERY

Gesù mi ordinò di smettere di pregare tanto, dicendo che anche se avessi recitato mille paternostri al giorno lui avrebbe comunque preferito se fossi stata in silenzio e avessi lasciato parlare lui.

Ma a me piaceva pregare, perché mi dava un motivo per essere in chiesa e non a casa. Mi sdraiai su una panca di pietra, aspettando che parlasse. Mi annoiavo e non c’era nessun altro in chiesa, tranne il sagrestano, che spolverava l’incensiere e mi guardava in modo bizzarro. Allora dissi nella mia mente: «Gesù, a cosa devo pensare?».

Ed egli rispose: «Figlia, pensa a mia madre».

Così nella mia contemplazione vidi improvvisamente sant’Anna, la madre della Madonna. Era molto incinta e io ero la sua cameriera. Ben presto la Madonna nacque e io mi presi cura di lei fino all’età di dodici anni, dandole da mangiare e da bere, vestendola con graziosi abiti bianchi. Le dissi: «Mia Signora, voi sarete la Madre di Dio!».

Pensavo sarebbe svenuta o caduta in ginocchio per ringraziarmi, o almeno che mi avrebbe baciato. Invece rispose, gelida come un’aringa cruda: «Vorrei essere abbastanza degna d’essere anche solo l’ancella di una donna che concepisce il Figlio di Dio».

«Sarete voi quella donna!» insistetti, ma lei era troppo modesta per lasciarsi turbare dalle mie parole. Allora le dissi: «Promettetemi che, se vi capiterà questa grazia, mi permetterete di continuare a servirvi», e la bambina benedetta acconsentì. Poi si allontanò e quando tornò – io per tutto il tempo restai in contemplazione – mi disse: «Sono diventata la Madre di Dio».

Caddi in ginocchio e con un grande pianto dissi: «Non sono degna, mia Signora, di rendervi servizio».

Ed ella rispose: «Figlia, sono ben contenta del tuo servizio».

Insieme andammo a trovare sua cugina, Elisabetta, e io cullai il piccolo Giovanni Battista sulle mie ginocchia, ed Elisabetta mi disse: «Figlia, mi sembra che tu faccia molto bene il tuo dovere».

Poi mi ritrovai a viaggiare con la Vergine Maria verso Betlemme. Cercai una stanza per farla partorire e parlai con molte persone, ma tutte alzavano le spalle e dicevano che c’era il censimento e ogni posto era occupato. In effetti era la città più affollata che avessi mai visitato.

Poi un locandiere, piuttosto bello a parte il pancione, mi strizzò l’occhio e mi disse che, pur non avendo camere libere, aveva una stalla. All’inizio mi sentii insultata, ma poi mi portò sul retro e vidi che, con un po’ di lavoro, avrei potuto renderla abbastanza confortevole.

Così chiesi dell’acqua e una spazzola e la lavai come meglio potevo. L’oste venne a dirmi che avevo fatto bene e mi diede della paglia pulita e un pezzo di lino. Stesi la biancheria sulla paglia e provai il letto: era comodo quasi come il mio. Allora presi Maria e la condussi nella stalla, poi l’aiutai a partorire.

Gesù era un bambino bello e grasso e, mentre lo fasciavo, piangevo al pensiero della morte dolorosa che gli era riservata. Gli dissi: «Signore, ti tratterò con delicatezza; non ti legherò strettamente. Ti prego di non essere scontento di me».

Allora dissi a Maria che doveva essere davvero una donna santa per non aver gridato durante il travaglio.



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