Abbracciare la speranza by Viktor E. Frankl

Abbracciare la speranza by Viktor E. Frankl

autore:Viktor E. Frankl [E. Frankl, Viktor]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-06-18T12:00:00+00:00


Parte quarta

SIGNIFICATO E RESPONSABILITÀ DI FRONTE AL PASSARE DEL TEMPO

Nota redazionale

In Superare la transitorietà, Viktor E. Frankl affronta nuovamente il tema della caducità, parlando di significato e responsabilità dinanzi alla mortalità umana. Si tratta di uno degli ultimi testi di Frankl, letto sotto forma di conferenza a Dornbirn il 23 ottobre 1984.1

Superare la transitorietà

Gentile dottor Köb, signore e signori, vi ringrazio dell’amichevole accoglienza e vorrei subito ribadire che il tema, o meglio il titolo, non riguarda il passato (Vergangenheit), bensì la transitorietà (Vergänglichkeit). Non parlerò quindi di come si rielabora il passato, nemmeno il proprio, bensì di come l’individuo sia in grado di gestire la natura effimera dell’esistenza umana, la transitorietà della vita – di cioè come scenda a patti con essa, come digerisca il fatto che l’esistenza umana è essenzialmente fugace. O, detto in maniera più efficace: come fa l’individuo ad arrivare al punto in cui, malgrado la transitorietà della vita, le possa dire di sì, come riesca a dire di sì alla vita malgrado la propria mortalità.

Ora, sappiamo di dover affrontare la vita alla luce della morte. Ma nel farlo non possiamo dimenticarci che la vita stessa è una morte continua, un continuo spegnersi di qualcosa, o di qualcuno, che ci sta a cuore. La vita dell’individuo, si potrebbe dire, è un costante dirsi addio. E questo non solo nel senso dei due grandi obiettivi che Freud ha stabilito per la propria teoria e terapia, la psicoanalisi, vale a dire la capacità di lavorare e di provare piacere; ma anche nel senso che dobbiamo confrontarci con la capacità di soffrire. La morte è solo il momento finale di questo continuo dirsi addio, questo processo simile a un graduale spegnersi. E a ben vedere la domanda è se questa transitorietà, questa mortalità, agendo retroattivamente – anche ben prima di raggiungere il momento finale – non finisca per rendere la vita indegna di essere vissuta, privandola di valore o di senso, togliendole e rubandole qualsiasi significato. Questa è la prima domanda che dobbiamo porci. E io vorrei partire dalla tesi che la morte può sì sottrarre significato alla vita, ma può anche dargliene uno.

Immaginate dunque cosa accadrebbe, come sarebbe la vita se non ci fosse la morte. Immaginate cosa significherebbe se poteste rimandare qualsiasi cosa all’infinito. Non dovreste più fare o procurarvi nulla, né oggi né domani. Ogni cosa potrebbe succedere in una settimana così come tra un mese, un anno, un decennio, tra cento o mille anni. Solo in considerazione della morte, sotto la pressione della caducità, della finitezza temporale dell’esistenza umana ha davvero senso agire, e non solo agire ma anche esperire, e non solo esperire ma anche amare e soffrire, e sopportare coraggiosamente fino in fondo ciò che ci viene inflitto.

Ora forse capirete come fa la logoterapia, questo indirizzo della psicoterapia, a offrire un imperativo categorico, quindi una massima, un’esortazione ad agire, d’impronta filosofica sulla scia di Immanuel Kant. E questo imperativo, questa ingiunzione, recita: «Agisci come se stessi vivendo per la seconda volta, e come se la prima avessi sbagliato come sei in procinto di fare adesso».



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