Abdolah Kader - 2005 - La casa della moschea by Abdolah Kader

Abdolah Kader - 2005 - La casa della moschea by Abdolah Kader

autore:Abdolah Kader [Abdolah Kader]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General, letteratura nordica, Olanda, Iran
ISBN: 9788870911633
Google: vIaHP6HyoDkC
editore: Iperborea
pubblicato: 2008-03-14T23:00:00+00:00


OPPIO

La luce tornava a essere accesa dietro le finestre della biblioteca.

E non mancavano ogni tanto i motivi di contrasto, dovuti soprattutto alle pretese dell’imam.

Faqri Sadat aveva fatto venire da Jirya una giovane domestica per aiutare Seddiq, che dopo la nascita di Lucertola non poteva più fare tutto da sola.

La domestica si chiamava Zara, era brava e prese subito in mano le redini della casa.

Solo la cucina rimase territorio di Seddiq, che lì trovava pace e si sentiva a suo agio. Dedicava il suo tempo alla preparazione dei pasti.

Ora che avevano di nuovo un imam fisso in casa, capivano tutti quanto erano indispensabili le nonne. Provvedevano a tutto in silenzio e la casa funzionava come una vecchia pendola, mentre adesso non bastavano cinque donne a ritrovare quel ritmo.

Zeynat Khanom aveva cercato più volte di prendere come cameriera Azam Azam, la donna che un tempo minacciava suo marito con il coltello, ma Faqri Sadat non voleva saperne.

Adesso che c’era Zara la casa aveva ripreso a funzionare come un meccanismo perfettamente oliato. Era una grande lavoratrice, ma anche riservata e timida, così timida che non ti guardava mai negli occhi quando le parlavi.

“È un bene che sia timida”, sosteneva Zeynat, “altrimenti potrebbe combinare dei guai, con tutti i giovanotti che girano per casa.”

Zara era una bella ragazza, o meglio una giovane donna, visto che aveva appena compiuto ventun anni. A sedici si era sposata con un uomo più vecchio di lei, ma siccome dopo quattro anni non era ancora rimasta incinta lui l’aveva rispedita alla sua famiglia.

I genitori di Zara erano molto contenti che fosse stata assunta come domestica alla casa della moschea e speravano che potesse restarvi a lungo.

Un tempo le nonne dedicavano gran parte del loro tempo all’imam Alsaberi, ma Ahmad non aveva bisogno di quel genere aiuto.

Zara provvedeva tacitamente a tutto, nessuno si accorgeva della sua presenza e non disturbava nessuno. Entrava con discrezione nelle stanze, metteva in ordine, portava via i piatti, aiutava Seddiq con Lucertola, puliva i vetri, dava da mangiare ai pesci, raccoglieva le foglie secche in cortile e controllava se Muezzin aveva bisogno di lei in cantina.

Spolverava la scrivania di Ahmad, gli cambiava le lenzuola e gli stirava le camicie.

Quando tornava a casa dopo la preghiera del mattino, Ahmad si infilava di nuovo sotto le coperte e dormiva fino a mezzogiorno, a volte addirittura fino alle due, cosa che nessun imam della casa aveva mai fatto prima. In realtà se ne stava a letto fino a quando Zara non bussava alla sua porta e diceva: “Imam, il pranzo è in tavola!”

Tutte le mattine, prima che si alzasse per andare alla preghiera, Zara gli portava una fetta di pane con un po’ di burro e miele. Bussava piano alla porta e chiedeva sottovoce: “Siete sveglio?”

“Entra!” rispondeva Ahmad da sotto le coperte. Lei appoggiava timidamente il vassoio sul comodino e usciva.

Servire Ahmad non rientrava tra i suoi compiti, ma era una cosa avvenuta così, naturalmente.

E Ahmad era contento di Zara.

Un mattino, dopo che Zara lo aveva svegliato per spedirlo in moschea, Ahmad era rimasto a letto e si era riaddormentato.



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