Abissi d'acciaio (Urania) by Isaac Asimov

Abissi d'acciaio (Urania) by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov [Asimov, Isaac]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-12-29T12:00:00+00:00


11

Fuga sulle strade mobili

Baley strinse convulsamente la forchetta.

«Sei sicuro?» chiese senza riflettere, e appena l’ebbe detto si rese conto dell’inutilità della domanda. Non si chiede a un computer se è sicuro della risposta che sforna, e lo stesso vale per un computer con braccia e gambe.

R. Daneel disse: «Sicuro».

«Sono vicini?»

«Non molto, sono sparpagliati.»

«Va bene, allora.» Baley tornò al proprio pasto, muovendo meccanicamente la forchetta. Dietro l’espressione accigliata della lunga faccia, la mente lavorava furiosamente.

“Immaginiamo che l’incidente di ieri sera sia stato organizzato da un gruppo di fanatici antirobot; che non sia nato spontaneamente come sembrava. In un gruppo simile potrebbero esserci degli esperti, gente che ha studiato i robot a fondo per combatterli nel modo più efficace. Uno di loro potrebbe aver riconosciuto Daneel per ciò che è. (Anche il questore ha ventilato un’ipotesi del genere. Maledizione, quell’uomo ha imprevedibili risorse…)”

La cosa aveva un senso. Dato che la sera prima non erano riusciti a portare a segno il colpo, forse per mancanza di organizzazione, ora stavano studiando un piano per il futuro. Se erano stati in grado di riconoscere R. Daneel, certo avevano capito che Baley era a sua volta un agente di polizia. E un agente di polizia accompagnato da un robot umanoide doveva avere un incarico speciale. (Con il senno di poi Baley riusciva a seguire abbastanza facilmente il ragionamento dei cospiratori.)

Dunque, avevano messo delle spie al Municipio (o addirittura negli uffici della Centrale) per tenere d’occhio Baley e R. Daneel prima che passasse troppo tempo. E in ventiquattr’ore erano riusciti a rintracciarli: non era sorprendente. Avrebbero potuto farcela molto prima, se Baley non avesse passato gran parte del giorno a Spacetown e sull’autostrada.

R. Daneel aveva finito il pasto e sedeva tranquillo, in attesa. Le mani perfette appoggiate all’estremità del tavolo avevano un’aria di leggerezza.

«Dobbiamo fare qualcosa?» chiese.

«Qui nella mensa siamo al sicuro» rispose Baley. «Lascia che me ne occupi io. Per favore.»

Baley si guardò intorno cautamente e fu come se vedesse una mensa per la prima volta.

Persone! Migliaia di persone. Quante ne poteva contenere un posto come quello? Una volta aveva visto delle statistiche: duemila e duecento circa, dicevano. E la mensa in cui si trovavano era più grande della media.

Se qualcuno avesse gridato, all’improvviso, la parola “Robot!”, se l’avesse gettata in pasto all’orda come un…

Baley non riusciva a trovare un paragone, ma cercò di non preoccuparsi. Non sarebbe successo.

Una sommossa spontanea poteva nascere ovunque, nella mensa come nei corridoi o negli ascensori. Anzi, nella mensa c’era la mancanza d’inibizione che si accompagnava all’ora dei pasti e la miccia poteva accendersi più facilmente; l’eccitazione della gente poteva degenerare in qualcosa di grave per un nonnulla.

Ma i disordini programmati erano un’altra cosa. Nella mensa gli organizzatori si sarebbero trovati in mezzo a un’enorme quantità di gente, e una volta che i piatti fossero cominciati a volare e i tavoli a fracassarsi, non sarebbe stato facile scappare. Centinaia di persone sarebbero morte e i facinorosi tra loro.

No, i disordini “sicuri” si potevano organizzare solo nelle arterie della Città, magari su un tratto di nastro mobile relativamente stretto.



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