Abitudine e follia by Denise Vincenti

Abitudine e follia by Denise Vincenti

autore:Denise Vincenti [Vincenti, Denise]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2019-07-16T16:07:24+00:00


4. Paul Janet e la follia come sperimentazione naturale della mente

Lo studio della follia nello spiritualismo di Biran e Ravaisson è condotto allo scopo di indagare il ruolo della ragione nei processi degenerativi del pensiero. Al di là, dunque, delle innegabili differenze di prospettiva, è possibile affermare che, per entrambi gli autori, una simile analisi doveva svolgere un compito affatto similare: vagliare il grado di permanenza e di unità dell’io nell’essere umano. La posizione sviluppata da Paul Janet a proposito della follia assume, invece, una fisionomia differente e, sotto certi aspetti, ancor più peculiare. Per Janet, infatti, studiare la follia non significa soltanto chiarire il ruolo della ragione e dell’identità umana nei processi morbosi della mente, ma soprattutto dotare la psicologia filosofica di uno strumento di sperimentazione delle facoltà umane, di un metodo sperimentale efficace.

L’introduzione del metodo sperimentale in psicologia, quantomeno relativamente al contesto intellettuale francese, è tradizionalmente fatta risalire all’opera di Théodule-Armand Ribot (1839-1916) e al suo impegno nella fondazione di una psicologia scientifica – di segno dichiaratamente anti-metafisico72. È, infatti, alla fine del XIX secolo che l’idea di una sperimentazione psicologica inizia a prendere forma, allo scopo di sottrarre lo studio delle funzioni psichiche ai paradigmi filosofici dominanti73. I concetti di ‘esperimento’, ‘esperienza’, ‘sperimentazione’ divengono così sempre più centrali nel percorso di scientifizzazione della psicologia. Il ricorso di Ribot alla fisiologia e alla patologia volge, di fatto, a uno scopo di questo tipo: il conferimento di uno statuto scientifico alla psicologia non poteva che passare attraverso l’analisi di svariate esperienze cliniche. La nascita della sperimentazione psicologica in Francia doveva dunque accompagnarsi alla definizione di una nuova concezione della psicologia, dichiaratamente avversa a qualsivoglia interferenza metafisica. Tuttavia, un simile fatto pare non tener conto dell’eredità trasmessa dalla tradizione filosofica precedente – e dallo spiritualismo in particolare74. Una certa forma di ‘sperimentazione’ delle facoltà psichiche era, infatti, già stata individuata e messa in atto da alcune personalità spiritualiste della seconda metà del XIX secolo. L’esempio, forse più decisivo, di questa rivoluzione epistemologica è offerto dalla concezione di Paul Janet sulla follia.

Paul Janet rappresenta, all’interno della corrente spiritualista del XIX secolo, una figura di giunzione tra il mondo filosofico-accademico e quello scientifico75. Impegnato nella costituzione di un “demi-spiritualisme conciliant”76, Janet fu uno dei principali promotori del dialogo tra filosofia accademica e conoscenza scientifica, con una particolare predilezione per gli studi psichiatrici – poiché affini, quantomeno nelle loro coordinate generali, all’interesse spiritualista per il problema dei rapporti del fisico e del morale, della mente e del corpo.

Il primo studio condotto da Janet sul problema della sperimentazione risale al 1866, anno in cui il filosofo legge e discute l’Introduction à la médecine expérimentale di Claude Bernard (1813-1878)77. Probabilmente introdotto a questo testo dall’amico e collega Louis Pasteur (1822-1895), Janet accoglie lo scritto del fisiologo come un autentico “discorso sul metodo”, e come un’occasione propizia per riflettere, con nuovi occhi e nuove energie, sulla nozione di sperimentazione.



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