Acque morte by Simon Beckett

Acque morte by Simon Beckett

autore:Simon Beckett
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Bompiani
pubblicato: 2017-08-01T22:00:00+00:00


18

Lavorai nella camera mortuaria fin dopo le sei. Mi sarei fermato anche più a lungo, ma volevo tornare alla vecchia rimessa per cambiarmi, prima di andare a cena da Trask. Non avrei potuto fare molto altro, comunque.

Avevo trascorso il pomeriggio estraendo le rimanenti ossa dalla soluzione detergente, risciacquandole e disponendole su un tavolo nella posizione corretta per farle asciugare. Ripulite dai tessuti molli, apparivano lisce, di un colore bianco panna - dall’elegante curva delle costole fino ai dischi vertebrali. Davanti a me c’era un essere umano ridotto ai suoi componenti meccanici basilari, una scultura biologica che non aveva più alcun legame con la persona che era stata in passato. Era un ultimo oltraggio perpetrato su ciò che un tempo era stata una creatura vivente. Ma era necessario e, soprattutto, mi sembrava un’offesa molto inferiore a quella che ne aveva causato la morte.

Con un po’ di fortuna, mi avrebbe rivelato qualcosa su chi era quell’uomo.

Ricomporre uno scheletro diventa un’attività sempre più semplice, a mano a mano che si fa pratica: essenzialmente, di volta in volta si tratta di una variazione dello stesso

puzzle, dove i pezzi sono familiari, eppure sempre diversi, da caso a caso. Con l’ovvia eccezione del cranio, lo scheletro appariva in buone condizioni. Non soltanto non notai segni di altri eventuali traumi, ma non c’erano vecchie ferite, deformazioni né indicazioni di malattie o invecchiamento. L’elemento più interessante era che non c’era nulla di interessante.

Se non avessimo avuto tempi così stretti, avrei atteso che lo scheletro fosse completamente ricomposto, prima di esaminarlo. E comunque avrei scritto le mie conclusioni solo dopo. Però avevo potuto ottenere una buona idea delle condizioni e delle caratteristiche delle ossa mentre le maneggiavo: un quadro piuttosto chiaro della situazione stava già iniziando a formarsi nella mia mente. Accompagnato dal quieto ronzio della cappa aspirante, avevo lasciato sbollire la rabbia che ancora provavo per le parole di Sir Stephen e mi ero immerso nel lavoro. Era un compito ripetitivo e semplice, il genere di cosa che avevo fatto così tante volte da permettermi di eseguirla quasi in automatico, lasciando libera la mente di svariare. Quando un assistente era entrato per informarmi che c’era Lundy al telefono, ero stato sorpreso nel realizzare quanto velocemente fosse passato quel pomeriggio.

Avevo lasciato l’odore di reagenti chimici e carne trattata che impregnava l’aria della sala autoptica ed ero andato a rispondere. Lundy aveva iniziato scusandosi.

“Non avrei dovuto metterla in quella posizione nei confronti di Sir Stephen,” aveva detto. “Ho pensato che gli sarebbe servito sentire le nostre motivazioni dalla persona che le aveva formulate, ma avrei dovuto immaginare che se la sarebbe presa anche con lei.”

“Ho visto di peggio,” avevo commentato. “Però mi ha sorpreso il fatto che si sia preso la briga di controllare il mio profilo professionale. ”

“Per ottenere potere e influenza, nulla dev’essere lasciato al caso, dottor Hunter. Mi spingerei ad affermare che sa anche cosa ognuno di noi mangia a colazione. Inclusa Pam Clarke.”

“Com’è andata?” gli avevo chiesto, ricordando lo sguardo teso dell’ispettore-capo mentre raggiungeva il gruppetto.

“Be’, direi un pareggio.



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