Ad nòta by Raffaello Baldini

autore:Raffaello Baldini [Baldini, Raffaello]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-03-19T12:00:00+00:00

Di sotto. È stato tutto Ivo, mio fratello, quello grande, | per il buon nome, dice, bugiardo, per interesse, | non vuol dividere, e gli altri gli sono andati dietro, | comanda lui, la Carmen s’è ridotta, | è la sua serva, Nerio ha paura, | Dante, lui basta che vada a caccia, e Ivo | ha tutto in mano lui, fa, disfà, | perché io volevo andare a stare per conto mio, | sono nel mio diritto, ho trentotto anni, | non ho né moglie né figli, – che avevo fatto domanda, | se potevo riuscire a entrare in Comune, | al protocollo, ho sempre avuto quell’idea, | quello è il cervello, passa tutto di lí, | lettere, espressi, raccomandate, le scrivi | sul registro, la ditta, l’indirizzo, | che vengono da tutto il mondo, centinaia, migliaia, | e ci sarebbe da imparare, altro che nei libri, | che io la geografia, | quando vedo un atlante, una cartina, | ma per me il massimo sarebbe d’avere | un mappamondo, bello, grande, ne ho visto uno | che s’accende, dentro c’è una lampadina, | lo fai girare, che corre, poi tac! lo fermi | con un dito, cosa c’è qui? ecco, sapere | dove sono le nazioni, dove sono le città, ma tutto, | qual è la capitale della Svezia? | Oslo o Stoccolma? e il fiume piú lungo del mondo? | qual è? il Nilo o il Rio delle Amazzoni? | poi tante di quelle cose, | che noi diciamo il mare, ma ci sono dei laghi | piú grandi del mare, delle isole, l’Italia | ci sta due volte nel Madagascar, | quant’è un miglio? che mi dimentico sempre, i deserti, | le foreste, i pigmei, le sabbie mobili, | dei ragni che basta un pizzico, tigri, serpenti, | che la tigre e il serpente, lí non lo so | chi vince, perché la tigre ha gli artigli, | ma il serpente ha una stretta, se ti agguanta, || e poter stare nell’ufficio da solo, | dove si è in tanti, uno apre la finestra, | l’altro non trova piú un foglio, un altro tossisce, | non rimedi niente, | poi con la gente non mi trovo, io, non sono presuntuoso, | saluto tutti, non dò fastidio a nessuno, | ma quando sono insieme, ragazzi, un canaio, | ti vanno in testa, che la domenica in piazza, | glielo dicevo: a che servono tutte queste chiacchiere? | che non cavate un ragno dal buco, e loro come niente, | dovevo urlare: non basta? | cos’avete ancora da dire? ma andatevene a casa, | che poi anche a casa, io, era un castigo, | coi miei fratelli, delle volte, a tavola | dovevo mettermi le dita nelle orecchie, | non ce la facevo, dicevo: qui divento matto, | e lui se n’è approfittato, me li ha messi tutti contro, | e beh, è furbo, lui, e io sono stato uno sciocco, | quel giorno quando è venuto fuori,

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