Ahi, Sudamerica! by Marco Ferrari

Ahi, Sudamerica! by Marco Ferrari

autore:Marco Ferrari
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-07-15T00:00:00+00:00


Edoardo Agnelli e il suo allenatore

Le distanze fisiche non sono distanze mentali. Lo sapeva bene Juan Claudio Culiolo che se ne stava a Genova, ma pensava sempre a Buenos Aires. Con la cautela di chi si avvicina ad un’icona, l’industriale del carbone un giorno andò all’allenamento del Genoa e prese da parte Carlo Carcano, ufficialmente allenatore in seconda, ma vera autorità tecnica della squadra, spedito là al confino dalla famiglia Agnelli.

Carcano aveva un debito da saldare con Culiolo e Costa che lo avevano accolto e protetto dalle offese di pederastia lanciate appositamente dei gerarchi per smontare la sua Juve, spezzando per sempre quella magica catena vincente.

Così, quando Culiolo chiese a Carcano di farsi un viaggio al Plata, accettò senza troppi tentennamenti. Aveva con sé una cambiale di 200 mila lire grossa come un foglio di giornale che subito mise in custodia nella cassaforte della nave.

Quando scese la passerella del “Conte Verde”, aggrappato alle bitte del Puerto Nuevo, aveva un’aria coloniale con i pochi capelli tutti tirati all’indietro, un completo bianco, un foulard svolazzante, un baule di sogni perduti e un equivoco stampato negli occhi. Che ci faceva a Buenos Aires l’uomo del quinquennio d’oro della Juventus?

Andava a fare l’inventario dei figli di italiani che giocavano nel Boca o nel River, a contattare i tanos migliori per tirare fuori i contratti già stilati in doppia copia, italiano e spagnolo, dalle valenti segretarie della società genovese, avvezze agli accordi commerciali, e a riportare la merce pedatoria sulle orme degli antenati. La sua missione era doppia: per il Genoa di Culiolo ma anche per la società del cuore, la Juventus di Edoardo Agnelli.

Ah, se ne guardò di partite il buon Carcano! Da Lanús ad Avellaneda, dalla Plata a Quilmes il suo nome era accompagnato da un sussurro che si spargeva alle spalle perché anche laggiù i seguaci impavidi e baldanzosi di Benito Mussolini volevano metterlo alla berlina.

Edoardo Agnelli gli scriveva lettere accorate che sapevano di scuse, vergate da un fremito di vergogna e paura per quell’ondata di inciviltà che dominava il Belpaese. Lui amava l’eleganza nella vita e nel pallone. Carlo Carcano leggeva le missive scritte a mano col distacco di chi pensa di aver ragione, ma sa che il torto non sarà riparato.

E il destino che univa il presidente e l’allenatore del quinquennio d’oro si sarebbe di nuovo ricomposto, ma questa volta in segno tragico, il 14 luglio 1935.

Edoardo Agnelli voleva salutare Carlo Carcano volandogli sulla testa. Aveva passato la domenica nella villa di Forte dei Marmi, aveva pranzato con il padre e la madre e quindi era salito sull’idrovolante Savoia-Marchetti S.80 pilotato dall’asso dell’aviazione Arturo Ferrarin. Andarono avanti oscillando nel vento lungo la piatta costa tirrenica, salutando i bagnanti, tagliarono all’altezza del golfo della Spezia sorvolando le montagne di viti delle Cinque Terre, poi passarono trionfanti lungo la riviera ligure sino a doppiare Punta Chiappa e immettersi nella distesa abitata di Genova. Quando la sagoma possente del “Conte Verde” al gran pavese si delineò all’orizzonte dirigendosi verso il Molo dei Mille, l’idrovolante di Ferrarin gli girò attorno un paio di volte.



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