Alan Turing: The Imitation Game - Storia di un enigma by Hodges Andrew

Alan Turing: The Imitation Game - Storia di un enigma by Hodges Andrew

autore:Hodges, Andrew [Hodges, Andrew]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788833973678
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2014-12-10T16:00:00+00:00


CAPITOLO 6

L’attesa

Mentre percorro questi solenni giorni di pace maestosa,

(Poiché la guerra, la lotta cruenta è conclusa, dove,

ο Ideale terrifico,

Contro scarsissime probabilità, tuttavia vincesti glorioso,

E ora procedi, avviandoti forse verso anche più crude

guerre future,

Forse per invescarti in futuro in anche più tremendi

conflitti, pericoli,

Più lunghe campagne e crisi, fatiche che superano tutte le

altre,)

Attorno a me odo quel frastuono del mondo, politica,

prodotti,

La proclamazione delle cose note, la scienza,

La crescita approvata delle città, lo spiegamento delle

invenzioni.

Vedo le navi (dureranno alcuni anni,)

Le fabbriche ampie con i capiofficina e gli operai,

E sento che tutto viene avallato e non faccio obiezioni.

Ma anche io annunzio solide cose,

Scienza, navi, politica, città, fabbriche, non è che sian

nulla,

Come un solenne corteo, alla musica che da trombe remote

zampilla, trionfante procede e sempre più maestoso

s’annunzia,

Rappresentano una realtà – e tutto ciò è quale deve essere.

Ma ecco adesso le mie realtà:

Quali altre mai reali quanto le mie?

Libertà e la media divina, libertà a ogni schiavo sulla faccia

del mondo,

Le estatiche promesse, le illuminazioni dei veggenti, il

mondo spirituale, questi canti che dureranno per

secoli,

E le nostre visioni, visioni di poeti, gli annunzi più validi

di tutti gli altri.

Alan Turing non attese di cominciare il lavoro all’NPL per mettersi a pensare alla costruzione della macchina universale. In particolare discusse con Don Bayley il problema tecnico che dominava tutti gli altri, e cioè il meccanismo preposto all’immagazzinamento, ο «nastro». I due esaminarono insieme ogni tipo di immagazzinamento discreto immaginabile. Per esempio, presero in considerazione forme magnetiche di registrazione. Avevano visto un «magnetofono» sequestrato all’esercito tedesco, che era il primo esempio soddisfacente di registratore a nastro, ma scartarono l’idea, essenzialmente perché il nastro magnetico era troppo simile al nastro teorico della macchina universale di Turing: avrebbe cioè richiesto moltissimi movimenti avanti e indietro.1 Alla fine venne preferita una soluzione che già da tempo Alan conosceva bene: una «linea di ritardo» acustica.

L’idea si basava sul fatto che il tempo impiegato da un’onda sonora per traversare un tubo di una lunghezza di qualche metro è dell’ordine del millesimo di secondo. Il tubo può considerarsi come il luogo dove l’onda sonora resta immagazzinata per quel periodo di tempo. Lo stesso principio era già stato applicato nel radar, utilizzando cioè l’informazione immagazzinata nella «linea di ritardo» per cancellare tutti gli echi radar che non erano cambiati dall’ultima esplorazione compiuta. In questo modo lo schermo radar mostrava soltanto oggetti nuovi ο in movimento. Era stato Eckert, dell’équipe ENIAC, a proporre l’impiego di una linea di ritardo per immagazzinare gli impulsi di un calcolatore elettronico. Diversi concetti erano impliciti nella proposta di Eckert. Il tubo, ο linea, di ritardo avrebbe dovuto gestire impulsi separati fra loro solo da un millesimo di secondo, e trasmetterli senza sporcarli. Era anche indispensabile che gli impulsi restassero immagazzinati non già per un millesimo di secondo, ma indefinitamente; e questo richiedeva di farli circolare continuamente lungo la linea di ritardo. Ma far questo alla buona avrebbe significato che ben presto gli impulsi si sarebbero fatti troppo confusi per poterli distinguere l’uno dall’altro. Perciò si dovette escogitare un’elettronica adatta a individuare l’esistenza di



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