Alda Merini by Annarita Briganti

Alda Merini by Annarita Briganti

autore:Annarita Briganti
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Cairo
pubblicato: 2019-07-14T22:00:00+00:00


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E adesso? Presente e futuro

Milano intitola alla sua poeta il Ponte Alda Merini, a pochi passi dalla sua casa di Ripa di Porta Ticinese 47, all’altezza di via Magolfa, laddove Ripa di Porta Ticinese si unisce all’Alzaia Naviglio Grande, lungo un tragitto che lei faceva ogni giorno.

Una richiesta nata, come anche quello che è avvenuto per il parziale salvataggio della sua casa, dal basso, con una petizione online lanciata due anni fa, e la seguente motivazione da parte del comitato promotore: «Dedicando quel ponte ad Alda Merini, oltre a riconoscere il vaore di una milanese illustre, si rafforzerebbe ancora di più quell’area dei Navigli come luogo della poesia. Il ponte sarebbe l’immagine sospesa della creatività: il ponte di Alda, il ponte della poesia. Un simbolo per tutti i poeti, milanesi e non». Il Comune di Milano non ha neanche aspettato che la petizione raggiungesse il quorum minimo previsto, di settemila e cinquecento firme, e ha dato parere favorevole all’iniziativa, rimandando però al decennale la cerimonia pubblica che restituisce per sempre Alda Merini ai suoi Navigli.

Diversa la questione dell’abitazione della poeta. La parete dietro il letto con i numeri di telefono, molti ancora attivi, scritti con il rossetto rosso, un crocifisso di legno simile a quello regalato da Alda a Sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi, che lui tiene nella sua casa di Roma, i pupazzetti e le cianfrusaglie che le regalano o che compra sulle bancarelle dei Navigli, un ventilatore, tantissime collane di finte perle e bijoux, rossetti appunto, smalti, i suoi cappelli, le stoviglie sporche, un materasso bucato perché si addormenta sempre con la sigaretta accesa in mano – «Ma gli angeli mi proteggono. Non mi è mai successo niente» dice Alda Merini a Giovanni Nuti –, caricature, ritratti, foto che le ha scattato il suo fotografo, Giuliano Grittini, un’istantanea incorniciata di loro due, Merini e Nuti, abbracciati, un telefono fisso di quelli che non si trovano più, il pianoforte, dono di un ammiratore, lattine di Coca-Cola, che adora, vestiti, la macchina da scrivere che le regala Grittini e libri libri libri: è andato tutto perduto, dopo la sua morte, perché la sua abitazione è stata restituita ai proprietari e non è diventata una casa-museo. Ma c’è un ma, grosso come una casa, un’altra. I suoi amici hanno messo in salvo tutto quello che potevano, inclusa la famosa parete-agenda, e attualmente la «stanza di Alda» si trova in una casa-museo ricostruita, la Casa delle Arti – Spazio Alda Merini di via Magolfa 32, a Milano, visitabile gratuitamente, il che permette a tutti di conoscere, di scoprire o di rivivere la dimensione privata della grande poeta. L’ideale sarebbe stato trasformare in un museo la sua dimora, ma, grazie allo Spazio Alda Merini – che supporta tutti gli eventi dedicati a lei e iniziative contro la violenza sulle donne –, la memoria e la Storia, che sono fondamentali, sono salve.

Il pezzo forte dell’esposizione è la ricostruzione della sua stanza/casa, superando il pergolato che c’è all’ingresso, il Caffè letterario del piano terra



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