Alex Rider Agente Segreto by Anthony Horowitz

Alex Rider Agente Segreto by Anthony Horowitz

autore:Anthony Horowitz [Horowitz, Anthony]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 8804509007
Google: E7xuPQAACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 2002-04-15T11:08:34+00:00


Era difficile essere sicuri delle dimensioni, ma di sicuro sotto terra si stendeva un labirinto di pozzi, gallerie e binari. Scendere là sotto avrebbe significato smarrirsi all’istante. Ian Rider aveva esplorato Dozmary? E in tal caso cos’aveva trovato?

Alex ripensò al corridoio in fondo alla scala di metallo. Le pareti di roccia e le lampadine nude gli avevano ricordato qualcosa, e ora di colpo capì che cosa. Quello era uno dei pozzi della vecchia miniera! Supponiamo che anche Ian Rider avesse sceso quelle scale… Che anche lui avesse visto la porta di metallo e avesse deciso di scoprire che cosa nascondeva. Doveva aver riconosciuto subito il corridoio per quello che era, e per questo era tornato in biblioteca. Aveva trovato un libro sulla miniera Dozmary… quel libro. E la mappa gli aveva mostrato come aggirare l’ostacolo.

E ne aveva preso nota!

Tirò fuori lo schizzo e lo poggiò sulla mappa; poi, tenendo accostati i due fogli, li sollevò controluce.

Ed ecco cosa vide:

Le linee che Rider aveva tracciato sul foglio si sovrapponevano perfettamente alla mappa, mettendo in evidenza la strada da seguire. Se Alex fosse riuscito a trovare l’ingresso della miniera, avrebbe potuto seguire la mappa e scoprire cosa c’era oltre la porta di metallo.

Quando, dieci minuti dopo, uscì dalla biblioteca, aveva in tasca una fotocopia della pagina. Scese al porto e in un emporio ben fornito comprò una torcia elettrica, un maglione pesante, un rotolo di fune e una scatola di gessetti.

Dopodiché tornò verso le colline.

Sfrecciò in moto sulla scogliera mentre il sole calava a ovest, diretto verso la decrepita ciminiera e le macerie che sperava indicassero l’ingresso del pozzo Kerneweck… un nome uscito dritto dall’antica lingua della Cornovaglia. Secondo la mappa, era quello il punto di partenza. Per fortuna aveva la moto: a piedi ci avrebbe messo un’ora, per arrivare fin là.

Aveva pochissimo tempo. Gli Stormbreaker avevano certo già cominciato a lasciare la fabbrica, e in meno di ventiquattr’ore il Primo Ministro li avrebbe messi in rete. Se davvero nel software era stato infiltrato un virus, cosa sarebbe successo? Una pubblica umiliazione per Sayle e per il governo inglese? O peggio?

E cosa c’entrava un virus informatico con ciò che Alex aveva visto la notte prima?

Qualunque cosa il sottomarino avesse trasportato, non era software. Le scatole erano troppo grandi. E non si ammazza uno neanche perché ha lasciato cadere un floppy disk.

Parcheggiò davanti ai resti della ciminiera ed entrò nell’edificio in rovina superando un arco. Lì per lì pensò di essersi sbagliato. Quella sembrava una chiesa abbandonata, più che l’ingresso di una miniera. E, almeno a giudicare dalle lattine di birra accartocciate, i vecchi pacchetti di patatine e gli scarabocchi sui muri, altri avevano visitato quel posto prima di lui.

Il suo piede urtò qualcosa, e abbassando lo sguardo scoprì di trovarsi sopra una botola di metallo. Dai bordi spuntavano ciuffi di erbacce, ma accostando una mano alla fessura sentì uno spiffero. Doveva essere l’entrata del pozzo.

La botola era chiusa da un pesante lucchetto la cui vista gli strappò un’imprecazione. Aveva lasciato la STOPPABRUFOLI



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