Amores by Barbara Alberti

Amores by Barbara Alberti

autore:Barbara Alberti [Alberti, Barbara]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia


3 Gigantesco guerriero medievale.

Si va dalla Norma

Luogo e tempo: una camera d’albergo, attorno al 1950

Stavo nascosto nell’armadio. Aspettavo che l’uomo uscisse per ripulirlo di ogni suo bene. Il mestiere di topo d’albergo affina la pazienza, ma i preparativi di quel vanitoso passavano il limite. Non la finiva di pettinarsi, di studiarsi, non trovandosi mai sufficientemente bello per uscire. Finché mi strappò un sospiro afflitto, che per fortuna non udì, preso com’era dalla sua immagine allo specchio. Dallo spiraglio potevo vedere le boccette allineate, da cui l’uomo si versava gocce prodighe sulla lingua per profumarla, sugli occhi per lucidarli, sulla bocca per sorridere.

Finché si mise affettuosamente il cappello, mirandosi con quegli sguardi di raccapricciante vanità che solo la solitudine conosce.

Eppure c’era qualcuno con lui, che non riuscivo a scorgere, al quale l’uomo disse, con un’ultima carezza al cappello: «Sono pronto. Si va dalla Norma».

L’altro, con voce maschia e nasale, rispose: «Io dalla Norma non ci vengo».

«Tu vieni dove vado io. Per forza. E dove vorresti andare, se no?»

«Da Eugenia! (Pur non vedendolo, lo sentii sorridere di piacere al solo nome di quella donna.) Ti prego, non portarmi dalla Norma, stasera.»

«E che ha la Norma che non va? Non è bella forse?»

«Sì, ma…»

«Non ci sa fare?»

«Sì, ma… sono stufo di quelle che “ci sanno fare”, vuol dire che non sanno fare niente! Che non hanno idea di cos’è il piacere. A te, ti vanno bene… ti coronano il tavolo nella trista cenetta che prelude allo scortico… Ma a me non ci pensi mai, tu.»

Qui l’invisibile scoppiò in singhiozzi mentre l’altro, cattivo, rideva.

«Piangi, piangi. Tanto comando io.»

A quel punto la curiosità vinse sulla paura d’esser scoperto. Aprii un po’ la fessura dell’armadio, e vidi che nella stanza non c’era nessuno, all’infuori dell’uomo… e del suo sesso, col quale parlava, e quello gli rispondeva, come fossero due persone distinte.

Sedotto dalla stranezza trattenevo il respiro, non più temendo che gridassero al ladro, ma che scoprendomi interrompessero il duetto.

Il sesso, accorato: «Portami da Eugenia una sola volta, poi farò sempre come vuoi tu. Per una volta non voglio essere maneggiato come una maniglia fatta in serie! Voglio una donna che mi strapazzi come se ci fossi solo io al mondo».

Avviso al pigro lettore: ormai sapete chi sono i due che stanno parlando, e li indicheremo con U (uomo) e S (Sesso).

U: «Ma cosa ti seduce in Eugenia?»

S: «L’amore.»

U: «No, no! Mi diventi un vecchio sentimentale? E non hai nemmeno quarant’anni.»

S: «Equivoco grossolano. È che con l’amore si gode di più. L’amore muove il meccanismo arcano, l’erotismo. Quello vero. Perverso, santo, immortale. Non la sua contraffazione.»

U: «Non mi parlare difficile che m’incazzo. L’Eugenia… troppi problemi. Quella fa sul serio.»

S: «E noi no?»

U: «Noi? Mai! Per carità… lo sai, io sono un uomo in fuga, un uomo che mente… un istante di autenticità, e sono perduto.»

S: «Ne ho abbastanza di entrare da quelle antipatiche tecnicissime, e solo per lealtà non ti abbandono del tutto. Io, della tecnica, sono stufo.»

U: «A me piace. E una volta, anche a te.»

S:



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