Andare per treni e stazioni by Enrico Menduni

Andare per treni e stazioni by Enrico Menduni

autore:Enrico, Menduni [Menduni, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Ritrovare l'Italia
ISBN: 9788815326584
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-09-14T22:00:00+00:00


11. L’inaugurazione della strada ferrata Napoli-Portici in un dipinto di Salvatore Fergola (1799-1874) (1840, Napoli, Museo di San Martino).

Nel 1892 fu aperta una variante che collegava direttamente Ciampino e Segni (oggi Colleferro-Segni-Paliano), la diramazione per Velletri rimase come ferrovia locale, ancora oggi in servizio. Su questa linea c’era anche uno straordinario ponte in ferro, il viadotto di Sant’Anatolia, all’ingresso di Velletri: tre eleganti piloni in ferro e ghisa, a forma di colonnato, e due terminali in muratura, con tre campate metalliche: 41 m di altezza per più di 150 m di lunghezza. Danneggiato seriamente dalla seconda guerra mondiale e riparato alla meglio, fu demolito e rozzamente ricostruito con piloni in cemento collocati in sito rispetto ai precedenti in metallo, che ancora si vedono, arrugginiti, sul fondo del vallone.

Il percorso della Roma-Napoli via Cassino era in qualche modo obbligato. Doveva percorrere un paesaggio collinare perché l’Agro Pontino era allora una grande palude. Una nuova linea, la Direttissima, fu inaugurata solo nel 1927. Puntava decisamente verso il mare, che incontrava a Fondi-Sperlonga, passando per Cisterna, Latina (che ancora non esisteva, sarebbe stata fondata nel 1932 col nome di Littoria), Sezze e Priverno. Passata Formia, traversava a Scauri-Minturno il Garigliano, che oggi è il confine tra Lazio e Campania. A breve distanza, si intravede il ponte sospeso borbonico della via Appia sul Garigliano, in stile neoegizio, costruito nel 1832: tra i primi ponti di questo tipo in Italia. Distrutto da mine tedesche nel 1943, è stato ricostruito splendidamente nel 1998.

Adesso siamo in Campania: Sessa Aurunca, Mondragone, Cancello Arnone, Villa Literno. Qui il percorso per Napoli si biforcava. Poteva proseguire per Aversa, oppure (sul cosiddetto «passante») per Pozzuoli, i Campi Flegrei, Napoli Mergellina (ex Chiaia) per poi arrivare a Napoli Porta Garibaldi, la stazione sotterranea sotto Napoli Centrale, che permette di proseguire per Salerno senza dover cambiare verso al treno e alla locomotiva. Un sistema urbano molto raffinato e frequentato, servito anche da linee locali (Circumvesuviana, Cumana) e dalla metropolitana. Da quando è stata aperta la linea ad alta velocità, il passante è stato restituito ai treni urbani e locali, che vi transitano continuamente.

Siamo stati incollati al finestrino durante tutto il viaggio. Il paesaggio scorreva davanti a noi, come un rullo di pellicola nel proiettore. Quello sguardo verso l’esterno del treno, sugli alberi e gli edifici che rapidamente escono dal campo visuale, sui campi e le colline che si possono invece guardare più a lungo, ha costituito la prima esperienza di immagini in movimento che sia stata fatta da grandi masse di persone; un’esperienza cinematografica, quando ancora il cinema non esisteva. Il punto di vista è costante, ma si sposta lungo i binari a gran velocità; non è come affacciarsi al balcone, il percorso ferroviario si attraversa, non si contempla. Soltanto da un lato però, quello in cui siamo seduti, e bisogna sceglierlo con attenzione (le guide suggerivano sempre il lato migliore per collocarsi nel vagone); tutto quanto avviene dall’altra parte si perde. In questo modo laterale abbiamo guardato i terreni irrigui della valle padana, le montagne dell’Appennino e il corso del Tevere, il mare tra Formia e Napoli.



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