Antologia by Giorgio Caproni

autore:Giorgio Caproni
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
ISBN: 9788899851019
editore: Società Dante Alighieri
pubblicato: 2016-06-30T22:00:00+00:00

Come la sezione iniziale dei Versi livornesi si apre con Preghiera, così la raccolta si chiude, con una circolarità non rara nell’organizzazione del discorso poetico di Caproni, con Ultima preghiera, composta nella prima metà del ’58. Anche qui il poeta chiede alla sua anima di andare a Livorno, la sua città natale – e per far prima le offre in prestito la bicicletta, uno dei non pochi mezzi di trasporto presenti nei suoi versi (abbiamo già incontrato l’ascensore, citato la funicolare e aspettato il treno in Ad portam inferi) – e di cercare sua madre per dirle quanto le ha voluto bene e per mandarle l’estremo saluto. La scena però si allarga, rispetto a Preghiera, e prende vita lo scenario livornese della sua giovinezza, quasi a rendere omaggio alla sua città-madre della fanciullezza, così come nei versi del Passaggio d’Enea aveva reso omaggio a Genova città dell’adolescenza, scandendo così una chiara identificazione nelle due città dei diversi e successivi momenti della sua formazione e dei suoi affetti. E anche qui, come nell’Ascensore, torna la sovrapposizione cronologico-affettiva della madre regredita alla giovinezza e vista come fidanzata dal figlio che la immagina quando, non ancora moglie e madre, era giovane e attraente. Canzonetta in dieci strofe di varia lunghezza formate da versi anch’essi vari tra il quinario e l’endecasillabo, con prevalenza però degli intermedi settenari e ottonari, presenta una forte presenza, peraltro non regolare, di rime per lo più baciate, come in tutta la prima strofa; anche qui, come in Su cartolina, tornano i verbi all’infinito in chiusura di verso, ma ora con una serie molto più lunga e ricca: “parlare”/”pedalare” (vv. 5-6), “tardare”/“albeggiare” (vv. 17-18), “bastare”/“sviare” (vv. 20-21), “finire”/“rapire” (vv. 35-36), “apparire”/“fallire” (vv. 38-39), “sbagliare”/“attraversare” (vv. 59-60) e “dire”/“arrossire” (vv. 78-79).

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