Armi acciaio e malattie by Jared Diamond

Armi acciaio e malattie by Jared Diamond

autore:Jared Diamond
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Einaudi
pubblicato: 2006-02-08T05:00:00+00:00


Figura 12.7.

Un esempio di geroglifici egizi: il papiro funerario della principessa Entiu-ny.

I modi di scrittura antichi erano incompleti, o ambigui, o complessi, o tutte e tre le cose insieme. Nel cuneiforme più primitivo, ad esempio, non era possibile registrare il normale fluire del discorso quotidiano, perché si trattava di un sistema quasi stenografico, dotato solo di simboli per i numeri, i nomi propri, le unità di misura, gli oggetti numerabili e pochi aggettivi: la scrittura «Tizio 27 pecora grasso» poteva stare per «Ordiniamo a Tizio di pagare un tributo di 27 pecore grasse». Con i sistemi cuneiformi successivi era possibile scrivere della normale prosa, ma bisognava usare quel guazzabuglio di logogrammi, segni fonetici e determinativi (per un totale di migliaia di simboli diversi) che abbiamo visto sopra. La lineare B usata dai micenei era più semplice, visto che era basata su una novantina di segni sillabici più qualche logogramma. Purtroppo, questa virtù era vanificata dalla sua ambiguità. Tutte le consonanti finali erano omesse, e gli stessi segni erano adoperati per le consonanti dello stesso tipo: c'era un simbolo unico, ad esempio, per la coppia l-r, e per i terzetti p-b-f e g-k-kh. Sappiamo che i giapponesi hanno difficoltà con le lingue occidentali perché non distinguono i suoni «l» e «r»; pensiamo cosa potrebbe accadere se il nostro alfabeto si mettesse ad accorpare i suoni come faceva la lineare B: dovremmo scrivere, ad esempio, le parole «palo», «baro» e «faro» tutte allo stesso modo!

Un limite importante di queste scritture è dato dal fatto che erano usate da pochissime persone, cioè gli scribi alle dipendenze dei governanti o dei sacerdoti. Ben pochi greci di allora leggevano la lineare B, al di fuori di una ristretta casta di burocrati di corte: dai documenti in nostro possesso, confrontando le varie grafie, vediamo che

tutta la produzione in lineare B fu opera di 75 scribi nel palazzo di Cnosso e di 40 in quello di Pilo. Gli usi di questi sistemi goffi, ambigui e telegrafici erano limitati quanto il numero di coloro che li capivano. Chi voglia leggere le tavolette sumere del 3000 a. C. per conoscere pensieri ed emozioni di quel popolo va incontro a una sicura delusione, visto che i primi testi sono freddi resoconti governativi e burocratici. Il 90 per cento delle tavolette trovate a Uruk contengono elenchi contabili di pagamenti, beni agricoli e razioni di cibo distribuite ai lavoratori. Più tardi, con l'arrivo dei segni fonetici, i sumeri cominciarono a scrivere in prosa qualche racconto mitologico e di propaganda. I micenei non arrivarono neppure a questo. Un terzo dei documenti in lineare B trovati a Cnosso è costituito da elenchi contabili di pecore e lana, mentre a Pilo pare non si facesse altro che registrare quantità su quantità di lino. L'inerente ambiguità di quella scrittura la rendeva adatta solo nel ristretto ambito della contabilità di corte, un contesto in cui il limitato numero di vocaboli rendeva l'interpretazione dei segni chiara. Non ci sono giunte tracce di una letteratura in lineare B. L'Iliade



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