Artemis Fowl by Eoin Colfer

Artemis Fowl by Eoin Colfer

autore:Eoin Colfer [Colfer, Eoin]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788804530213
editore: MONDADORI
pubblicato: 2001-01-01T23:00:00+00:00


CAPITOLO 11

CACCHE DI PICCIONE

Il suq dei conciatori, medina di Fez

Spinella gonfiò una cam-capsula, ossia una capsula-camaleonte, e l’attaccò al lato inferiore della balconata di pietra affacciata sul suq dei conciatori. Appena la via fu libera, lei e Artemis vi entrarono e presero goffamente posto sui sedili gonfiabili. Le ginocchia di Artemis gli urtarono il mento, facendogli sbattere i denti.

– Lavevo detto che sei diventato alto – commentò Spinella.

Artemis soffiò via una ciocca di capelli corvini dagli occhi. – E capelluto.

– Non lamentarti: quei capelli sono l’unica cosa che ha impedito al piccolo Arty di riconoscere se stesso.

Spinella aveva preso la cam-capsula dal magazzino di Tara, insieme a una Neutrino e al necessario per travestirsi. Artemis indossava un camiciotto marrone che gli arrivava al ginocchio e sandali infra dito, mentre i lineamenti elfici di Spinella erano nascosti da un foulard e da una abaya, un lungo, leggero mantello nero chiuso sotto il mento.

La cam-capsula, un vecchio modello portatile, era in pratica un pallone con uno strato esterno trasparente pieno di gas cromovariabile che poteva cambiare colore per imitare qualunque sfondo. Tutto qui. Niente attrezzatura direzionale e niente armi: solo un touch screen monodirezionale e due minisedili.

– Niente filtri di aerazione? – chiese Artemis.

– Purtroppo no. – Spinella si tirò il foulard sul naso. – Cos’è questa puzza?

– Cacche di piccione diluite. Molto acide e, ovviamente, abbondanti. Vengono usate per ammorbidire le pelli prima di colorarle.

Sotto di loro, il suq dei conciatori offriva una vista spettacolare. Enormi bacini di pietra erano sistemati a nido d’ape, ognuno pieno di ammorbidenti acidi o di tinture vegetali come zafferano e henné.

I lavoranti erano anch’essi dentro le vasche delle tinture, impegnati a inzuppare completamente ogni pelle, inclusa la propria; dopodiché, quando il pellame aveva assunto la sfumatura desiderata, veniva steso ad asciugare su un tetto vicino.

– Tutti credono che sia stato Henry Ford a inventare la catena di montaggio – commentò Artemis – ma questo posto va avanti così da seicento anni.

Il suq era racchiuso da alte mura dipinte di bianco, ma chiazzate da tinture e polvere. Macchie d’ocra si spargevano sugli antichi mattoni, simili alla mappa sbiadita di un arcipelago esotico.

– Perché Kronski avrà scelto questo posto? – chiese Spinella. – La puzza è quasi insopportabile… e lo dico come amica di Bombarda Sterro.

– Kronski soffre di anosmia dalla nascita – spiegò Artemis. – Gli manca totalmente il senso dell’olfatto. E gli piace trattare qui i suoi affari perché chiunque altro resta praticamente soffocato dalla puzza e perde la capacità di concentrarsi, mentre la sua resta inalterata.

– Astuto.

– Diabolicamente astuto. Il suq è un’attrazione turistica, perciò molti ci passano, ma nessuno vi si trattiene a lungo.

– Pieno di spettatori, ma non di testimoni.

– A parte gli indigeni… E di sicuro parecchi di loro sono sul libro paga di Kronski, e vedranno solo quello che lui vuole che vedano. – Artemis allungò il collo, sfiorando col naso la porticina di plastica. – Ed ecco arrivare il nostro diabolico Estinzionista. In perfetto orario.

Sotto di loro il suq



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