Asimov Story N. 2 by Isaac Asimov

Asimov Story N. 2 by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
pubblicato: 1971-12-31T23:00:00+00:00


— Ciao, fib — disse Henry, stringendo la zampa verde. Dopo una brevissima pausa, l’animale ricambiò la stretta e per poco non stritolò la mano del tweenie.

Incoraggiati dall’esempio del compagno, anche gli altri anfibi stavano tornando, e facevano a gara a tendere la zampa.

Anche gli altri tre tweenie scesero sulla riva fangosa, offrendo a loro volta le mani, dopo averle bagnate.

— Strano — osservò Irene — tutte le volte che stringo una zampa mi vien fatto di pensare ai capelli.

— Capelli? — ripeté Henry.

— Sì, i nostri. Mi par di vedere dei lunghi capelli bianchi che stanno dritti sulla testa, illuminati dal sole — e si portò istintivamente la mano alle trecce.

— Ehi! — esclamò poco dopo Henry. — È capitata la stessa cosa anche a me. Ma solo quando gli stringo la zampa.

— E a te, Arthur? — chiese Max.

Arthur annuì. Aveva l’aria meravigliata.

— Ebbene, si tratta di una specie di telepatia primitiva! — esclamò allora Max. —

È troppo debole per poter funzionare senza contatto fisico, e riesce solo a trasmettere idee elementari.

— Ma perché proprio i capelli? — volle sapere Arthur.

— Forse perché sono stati i nostri capelli ad attirarli, per prima cosa. Non avevano mai visto niente di simile, e... be’, chi può spiegare la loro psicologia?

Di punto in bianco, s’inginocchiò e infilò la testa nell’acqua. La superficie del lago s’increspò tutta all’avvicinarsi di una frotta di fìb. Poi una zampa verde sfiorò cauta la cresta bianca grondante, e tutti gli altri vollero imitare l’esempio, chiacchierando di continuo, pur senza emettere suoni. Quelli più indietro spingevano per godere anche loro del privilegio di toccare i capelli, e la faccenda andò avanti per un bel pezzo, finché Max non si rialzò perché era stanco.

— Credo che ce li siamo fatti amici per sempre — disse. — Che strane bestie.

Simpatiche, però.

Fu Irene a notare il gruppo di anfibi che era rimasto a un centinaio di metri dalla riva. Si tenevano a galla agitando le zampe, ma non facevano alcun tentativo di avvicinarsi. — Chissà perché quelli non vengono? — domandò Irene.

Poi si voltò verso il fib più vicino e indicò il gruppo facendo gran gesti confusi. Per tutta risposta, quelli si limitarono a fissarla sgranando gli occhi.

— Non così, Irene — l’ammonì gentilmente Max. Tese la mano, afferrò la zampa che un fib fu pronto a porgergli, e rimase immobile e pensoso per un momento.

Quando lasciò la zampa, il fib scivolò sott’acqua e, dopo un momento, il gruppo che si era tenuto a distanza, si avvicinò lentamente alla spiaggia.

— Come avete fatto? — domandò Irene stupefatta.

— Telepatia! Mentre gli tenevo stretta la zampa ho creato l’immagine mentale di un gruppo di anfibi lontani da riva, e di una mano che si protendeva attraverso il lago.

Decisamente, sono creature intelligenti — concluse — altrimenti non avrebbero capito così in fretta.

— Ma sono femmine! — stava intanto esclamando Arthur. — Per tutti i santi...

stanno allattando i piccoli.



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