Assassin's Creed Black Flag by Oliver Bowden

Assassin's Creed Black Flag by Oliver Bowden

autore:Oliver Bowden
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Fantasy, General, Fiction
ISBN: 9788873399520
editore: Sperling & Kupfer editori
pubblicato: 2013-11-08T23:00:00+00:00


34

Marzo 1716

FACEMMO rotta a sudest o giù di lì. Edward aveva detto d’aver visto quel galeone incrociare nelle acque al di sotto delle Bahamas. Partimmo con il Jackdaw e mentre navigavamo ci ritrovammo a chiacchierare con James Kidd e a interrogarlo sulla sua parentela.

«Il figlio bastardo del defunto William Kidd, eh?» lo apostrofò con evidente sollazzo Ed Thatch. «È vera questa storia che vai smerciando?»

Eravamo tutti e tre a poppa a passarci l’un l’altro un cannocchiale come fosse un boccale di cuoio pieno di rum, sforzandoci di vedere qualcosa attraverso un muro di nebbia salita così fitta nelle prime ore della sera che era come cercare di vedere attraverso del latte.

«Così mi ha detto mia madre», rispose compassato Kidd. «Io sono il risultato di una notte di passione prima che William partisse per Londra…»

Dal tono della voce era difficile capire se la domanda lo avesse infastidito. Da questo punto di vista era un tipo particolare. Edward Thatch, per esempio, era uno che parlava con il cuore in mano. Rabbioso un secondo prima, affettuoso e amichevole un secondo dopo. Che ti stesse prendendo a cazzotti o che ti stesse incrinando le costole in un abbraccio appassionato nei fumi dell’ebbrezza, con lui sapevi sempre con chi avevi a che fare.

Kidd era diverso. Quali che fossero le carte che aveva in mano, le teneva strette al petto. Ricordavo una conversazione che avevamo avuto tempo prima. «Hai rubato quel bel vestito a un damerino dell’Avana?» mi aveva chiesto.

«Certo che no», gli avevo risposto io. «Lo indossava un cadavere… uno che solo pochi istanti prima si reggeva in piedi e mi sputava stronzate in faccia.»

«Ah…» aveva commentato lui e qualcosa era passato sul suo viso, qualcosa che mi fu impossibile decifrare…

Non gli fu tuttavia possibile nascondere l’entusiasmo quando scorgemmo finalmente il galeone che stavamo cercando.

«Quella nave è un mostro, guardate che dimensioni», disse Kidd mentre Edward si lustrava le unghie come a dire: Ve l’avevo detto io.

«Aye», ci ammonì, «e non possiamo reggere a lungo standole a ridosso. Mi hai sentito, Kenway? Tieniti a distanza e colpiremo quando ci arriderà la fortuna.»

«Con il favore delle tenebre, direi», azzardai io guardandola con il cannocchiale all’occhio. Thatch aveva ragione. Era bellissima. Senz’altro uno splendido ornamento per il nostro porto e un imponete bastione difensivo in sé.

Lasciammo che il galeone proseguisse verso un’interruzione sulla linea dell’orizzonte che pensai dovesse essere un’isola. L’isola di Inagua, se ricordavo bene quel che avevo visto sulle carte nautiche, dove c’era una baietta perfetta per ospitare i nostri vascelli e c’erano flora e fauna in abbondanza con cui fare rifornimento.

Edward me lo confermò. «Conosco quel posto. Un caposaldo naturale usato da un capitano francese di nome DuCasse.»

«Julien DuCasse?» sbottai incapace di trattenere la sorpresa. «Il Templare?»

«Il nome è quello giusto», mi rispose distrattamente Edward. «Ma non sapevo che avesse un titolo.»

«Lo conosco», dissi allora io con scarso entusiasmo. «E se vedrà la mia nave, la riconoscerà dai tempi dell’Avana nel senso che potrebbe chiedersi chi la comandi ora. È un rischio che non posso correre.



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