Atto di fede by Danielle Steel

Atto di fede by Danielle Steel

autore:Danielle Steel [Steel, Danielle]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
pubblicato: 2012-04-27T08:43:33+00:00


Lì, in cucina, i ricordi di Sophie le affluivano innumerevoli alla mente. E, ancora una

volta, pensò alle lettere che l’anziana governante le aveva scritto e a quello che era venuta a sapere quel giorno sulla loro sorte.

«Ci penso io a cucinare», le promise il conte.

Ma, alla fine, mangiarono del pâté, una baguette fresca che lui aveva comprato e un po’ di

brie. Le offrì anche una bottiglia di eccellente vino rosso, che però Marie-Ange non assaggiò nemmeno.

Fu lei ad apparecchiare la tavola, e durante il pasto chiacchierarono a lungo.

Il conte era di Parigi, da bambino aveva vissuto in Inghilterra per un po’, poi era tornato in Francia. A un certo punto della conversazione, lui le spiegò che suo figlio aveva quattro anni quando era morto nell’incendio e aggiunse che aveva creduto di non potersi riprendere mai più da quella tragedia. E così era stato, in un certo senso: non si era più risposato, e le confessò di condurre una vita solitaria. Però non sembrava

uomo incupito e scontento, anzi, più di una volta riuscì a far ridere Marie-Ange.

Si lasciarono alle dieci, dopo che Bernard

fu assicurato che nel letto della stanza padronale ci fossero lenzuola fresche di bucato. Non le fece alcuna avance, si comportò in modo esemplare, le augurò la buonanotte e si dileguò, diretto verso la camera degli ospiti, che si trovava sul lato opposto della casa.

Ma per Marie-Ange dormire nel letto dei genitori fu più difficile di quanto avesse creduto,

come lo fu pensare a loro e, per raggiungere la stanza, passare davanti a quella di Robert e alla sua di un tempo lontano. Per tutta la notte la sua mente e il suo cuore furono pieni della sua famiglia.

8.

Al mattino, quando scese a colazione dopo avere rifatto il letto, Marie-Ange aveva l’aria stanca.

«Come ha dormito?» le domandò il conte

con uno sguardo preoccupato. Stava bevendo

un café au lait e leggendo il giornale che Alain gli aveva portato.

«Be’… è che qui ho moltissimi ricordi, ecco», gli rispose pensierosa, riflettendo che non avrebbe dovuto arrecargli ulteriore disturbo e che

avrebbe potuto fare colazione in città.

«Proprio quello che temevo. Ci ho pensato

ieri sera», disse mentre le riempiva una grossa tazza. «Queste cose richiedono tempo.»

«Sono passati dieci anni», replicò sorseggiando il caffè e pensando ai canards clandestini di Robert.

«Però lei non è più tornata», le fece notare il conte in tono pieno di buonsenso. «E’ logico che sia difficile. Le piacerebbe fare una passeggiata nel bosco, oggi, oppure di visitare la fattoria?»

«No, lei è molto gentile», e gli sorrise, «ma devo tornare a Parigi.» Non c’era più ragione di rimanere ancora lì. Aveva avuto una notte intera

per far riaffiorare i ricordi, ma adesso questa era la casa di un altro e per lei era venuto il momento di lasciarla.

«Ha qualche appuntamento a Parigi?» si informò garbatamente lui. «O forse si sente in dovere di andarsene?»

Lei sorrise e annuì, mentre il conte ammirava in silenzio i suoi lunghi capelli biondi. Nei suoi occhi, però, Marie-Ange non vide niente che la spaventasse. L’idea di avere passato la notte



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