Azzurro tenebra (BUR SCRITTORI CONTEMPORANEI) (Italian Edition) by Arpino Giovanni

autore:Arpino, Giovanni [Arpino, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR
pubblicato: 2012-06-07T16:00:00+00:00

Venti apparecchi fulminavano immagini riversandole nella stanza buia. I colori erano un impasto di scrosciante follia, verdi che si perdevano in fanghiglia bruna, gialli che salivano a squittire in rossi falsati, la rigatura della pioggia o il peso del sole che trituravano, sbavavano, creavano buio ed incendi.

Nella minuscola sala-stampa in quel vicolo di Stoccarda la ripetizione simultanea delle partite fino a quel giorno consumatesi ai “mondiali” raccoglieva una diecina di volti silenziosi. Il fumo dei sigari creava colonne fatiscenti, ogni tanto qualcuno passava lungo la parete dei teleschermi sovrapposti e allineati ma aveva l’accortezza di chinarsi: la gobba della figura sconosciuta spariva subito, l’eruzione dei colori poteva continuare indisturbata.

Rosari di voci metalliche impegnate nel commento erano stati ridotti al minimo, un ronzio di vespe schiacciate contro invisibili vetri, prive di sostanza.

Primi piani e visioni panoramiche di campi creavano una ridda furente. Teste e gambe vorticavano, una stilla di sudore ingrandita colò lentissima sulla tempia di quel nero che batteva un corner, la maschera sanguinosa d’un ferito giaceva sull’erba, circondata da secchielli, crani pelati e curvi, mani che tamponavano.

«Corre troppo Cruyff» sussurrò qualcuno.

«Sì, ma da genio.»

«Dove? Stavo guardando Gorgon.»

«Il quarto da destra. L’Olanda è lì.»

Ma le poche voci tendevano a spegnersi, felicemente prese nel rigurgito di quella sfera isolata dal mondo, che raccoglieva un mobile paradiso di fughe, reti gonfie, abbracci, lacrime, cross, doppiezze e barlumi di talento, urla remote, il catastrofico abbattersi del portiere vinto, il pugno levato del vincitore, di nuovo un atleta che si spacca in scivolata e resta nell’erba, la pioggia lo riduce a un povero mucchio d’ossi, si rialza e va, barcollando.

«Müller. Sembra che abbia le brache piene, guarda come si muove, poi ti scappa nello scatto breve e guarda che senso del tiro.»

«Troppo fine il Beckanbauer. Troppo presuntuoso.»

«Però guarda come batte. Testa alta, il piede sa già dove spedire la palla. Arcangelo: ecco cos’è.»

«Brasiliani: sono nessuno. Visto? Solo pretese.»

Gauloise si chinò verso Arp.

«Tra un minuto mi scoppia la testa» sibilò.

«Lo credo. Andiamo» gli venne risposto.

Uscirono dallo stanzino curvandosi per non spezzare l’infinita trama delle infinite immagini roteanti a precipizio.

Il vicolo era un budello color inchiostro, riquadri di finestre tinteggiati di calce parvero segni messi lì da un fantasma calligrafo.

«Anche voi, però» rifletteva Gauloise sfogandosi a respirare: «Anche voi, che razza di vita. Mai viste dieci o quindici partite insieme. Da sognare d’essere contadini in una cascina con il lume a petrolio.»

«Tanto per dare un’occhiata» cercò di spiegare Arp: «Siamo qui prigionieri, degli altri gironi si sa niente. Non credo mai alla partita televisiva. Inganna. Serve solo per i particolari.»

«Ma lì dentro c’erano dei maniaci» volle precisare Gauloise: «Mai l’avrei sospettato. Gente che mangia pane e calcio più dei giocatori, più di me.»

«Alla tua età te ne accorgi?» rise Arp.

«Cosa posso offrire, prof» camminava a testa bassa Gauloise: «Sono arrivati i conquibus. Birra sgnappe whisky. Tu scegli e io mi allineo come un sol uomo.»

Uscirono dal vicolo, si trovarono in un vialone deserto, sconquassato dai lavori per la metropolitana.

«Là dietro, adesso non si vede, ma là dietro ci sono colline con vigne.

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