Bach e Prince by Carlo Boccadoro

Bach e Prince by Carlo Boccadoro

autore:Carlo Boccadoro [Boccadoro, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2021-02-08T12:00:00+00:00


10.

Memento mori

Apparentemente i testi che parlano della consapevolezza di dover morire poco si accordano con la musica pop/dance, ma nel caso di Prince le due cose sembrano andare di pari passo in numerose occasioni.

Il filo rosso della morte attraversa pressoché tutta l’opera di questo artista, anche in brani i cui suoni estroversi sembrano contraddire la cupezza del messaggio racchiuso nelle canzoni: una simile visione dell’esistenza si ritrova in Bach e compare in gran parte del suo lavoro, dove è spesso presente un netto contrasto tra la dolcezza della musica e gli avvenimenti tragici descritti dalle parole (specie nelle Cantate e Passioni).

Partiamo da Prince e prendiamo uno dei suoi brani piú popolari, 1999: è un pezzo funk irresistibile il cui testo descrive un sogno dove Prince vede un cielo viola, sotto il quale tutte le persone che incontra corrono come pazzi per salvarsi dalla distruzione in quello che gli appare come il giorno del Giudizio (ricordate la paura del Millennium Bug che impazzava già all’inizio degli anni Ottanta, variante contemporanea del celebre «mille e non piú mille» di antichissima memoria?).

Il suo atteggiamento, invece, è diverso e molto piú serafico: se all’inizio del 2000 il mondo finirà allora tanto vale festeggiare e divertirsi pensando di essere ancora nel 1999.

Nello stesso pezzo Prince canta di un luogo dove tutti possiedono una bomba e in cui la possibilità di morire diventa probabilità quotidiana, sottolineando cosí l’ansia che pervade l’umanità dai tempi dell’invenzione di armi nucleari (ma potrebbe anche riferirsi ai numerosi attentati terroristici avvenuti sia in Usa che in Europa): in coda al brano si sentono delle voci di bambini chiedere alla propria mamma come mai tutti vadano in giro armati di bombe; non so quanti di coloro che nel 1982 si scatenavano in pista al ritmo di questo brano fossero consapevoli del suo significato ma la differenza tra parole e musica non poteva essere piú evidente.

Lo stesso tipo di visione distopica del destino appare anche in album successivi come Sign o’ the Times, dove nella canzone che dà il titolo all’album le immagini di morte sono numerosissime, dalle vittime di Aids a quelle degli uragani. La televisione diventa teatro di un grottesco spettacolo dove le notizie piú catastrofiche si accumulano: con voce dolente Prince fa riferimento a un caso di cronaca nera in cui una giovane madre ha ucciso la propria figlia perché non era in grado di nutrirla a sufficienza, confrontando questo scenario di estrema povertà materiale con le cifre folli spese per le esplorazioni spaziali che spesso a loro volta si rivelano tragedie (nel testo si nomina anche l’esplosione della navicella spaziale Challenger avvenuta nel gennaio 1986).

Tutta questa sequela di disgrazie si svolge su un tappeto funky/elettronico che ha conquistato le discoteche di tutto il mondo, e nonostante l’ultimo verso compia un maldestro tentativo di rovesciare lo scenario suggerendo (in modo alquanto semplicistico) che la soluzione ai mali dell’umanità sia innamorarsi e fare un figlio, il clima generale delle parole rende il brano una delle canzoni meno ottimiste tra quelle arrivate in cima alla classifica americana.



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