Bacio feroce by Roberto Saviano

Bacio feroce by Roberto Saviano

autore:Roberto Saviano
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 12345
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2017-09-19T08:38:59+00:00


Chicchirichì

– L’ho sgamato.

Non un “te pozzo parlà?”, nemmeno un “vengo in pace, Maraja”. Chicchirichì non l’aveva neanche guardato negli occhi, aveva detto solamente così, “L’ho sgamato”, e Nicolas aveva allungato il passo, lasciandolo lì, sotto casa sua. Non aveva tempo da perdere con quella mezza pugnetta, si disse. Stava nei Capelloni da sempre, forse era pure più grande di ’o White, e ancora faceva servizi da guaglione. In passato avrebbe preso l’apparizione del tirapiedi dei Capelloni come un maldestro tentativo di imboscata, ma la pax che congelava Forcella era troppo necessaria alle paranze: un morto a terra in pieno centro avrebbe scatenato il caos.

Il giorno seguente se lo trovò ancora lì, e ripeté la stessa frase ma con un’aggiunta che lo convinse a dargli ascolto.

– Ho sgamato Agostino, – disse.

Agostino ’o Cerino. Quanto era passato dalla sua cacciata dalla paranza? Da quel giorno lo aveva cancellato.

Si fece sotto a Chicchirichì: – Sgamato a fare che?

– A portare i messaggi al Micione… I messaggi che Copacabana fa uscire da Poggioreale, ’o bastardo li dà al Micione.

Chicchirichì teneva la testa bassa, e Nicolas gli afferrò la cresta. – Guardame ’n faccia quanno parle cu me, – disse, strattonandolo con violenza. Gli occhi di Chicchirichì parlavano di notti insonni, di pensieri tormentati. – Hai letto cosa va scrivenno?

– No, l’ho beccato malamente. – Poi, setacciando tutt’attorno con lo sguardo per assicurarsi che non ci fosse nessuno a portata d’orecchio, aggiunse: – ’O White nun sape niente, nun sape manco che stongo ccà.

Nicolas soppesò quella confessione senza mollare la cresta di Chicchirichì, poi decise che dieci minuti poteva pure concederglieli.

Se lo portò dentro casa e lo fece accomodare su una poltrona. Poi arrotolò una canna, che offrì al suo ospite. Pareva uno zombie. Dopo tre tiri, però, gli si sciolse la lingua.

– Stanno uno di fronte all’altro, no? – cominciò Chicchirichì, e Nicolas annuì per confermare, anche se lui, in realtà, non lo sapeva.

– A quello, Copacabana, non ci hanno dato il 41 bis. Chillu bastardo. Ci stanno gli amici di Copacabana, che fanno mettere la mano della fidanzata sul pesce, no? E praticamente la guardia quando vede fa “Sopra le mani, Sopra le mani”, e in quel momento esatto sotto a ’o tavolo si scambiano le scarpe. Agostino ci dà le scarpe sue e Copacabana ci dà le scarpe sue. E in quelle di Copacabana sto bastardo ci mette la lettera.

Solamente pochi secondi di distrazione, ma sufficienti a Copacabana per far uscire il pizzino dal carcere. Finito il colloquio, Agostino sciabattava con le scarpe numero 44 di Copacabana verso l’uscita, mentre il detenuto tornava con le scarpe numero 41 verso la sua cella.

– Ah, fa proprio ’a bustina portalettere, Agostino’ o Cerino, – disse Nicolas, che impanò la punta della canna nella cocaina e la offrì a Chicchirichì. – Ma si’ sicuro?

– Te lo sto dicendo. Porta i messaggi al Micione.

– Che messaggi? – chiese Nicolas. Cercava di capire se la paranza dei Capelloni aveva mandato Chicchirichì a fare finta di vendersi.

– Te l’ho detto, non li ho letti.



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