Benigno e Battista al Giro d'Italia by Achille Campanile

Benigno e Battista al Giro d'Italia by Achille Campanile

autore:Achille Campanile [Campanile, Achille]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2021-06-09T12:00:00+00:00


XIII

Come mai d’un viaggio si ricordano con straordinaria evidenza certe scene, certi momenti che non rappresentarono niente di particolarmente notevole, e tutto il resto della strada scompare dalla memoria? Rimangono una svolta, una salita verso sera, un albero, un pilastrino. Che accadde in quel punto? Niente. Ma quello si ricorda, si rivede addirittura nei particolari, e tutto il resto no. Forse in quel momento fummo più sensibili? ci fu in noi un attimo di vita più piena? Come un lampo che in una notte tenebrosa illumini per un attimo un paesaggio fin nei minimi particolari. Come se in quel momento fosse scattato un invisibile obiettivo che avesse fotografato quello che per puro caso gli era capitato davanti, senza scelta, senza apparente ragione, senza un criterio di cernita del più o meno bello, più o meno interessante, più o meno importante, senza nessuna particolare causa oggettiva o soggettiva, che almeno si sappia.

O tutto è stampato, e soltanto qualche cosa torna alla coscienza?

E perché proprio quello torna alla coscienza, e soltanto quello, e sempre quello?

A distanza di anni, Benigno trovò, per esempio, annotato in qualche carta, che, durante quel viaggio, s’erano fermati a mangiare a Viareggio. Ma non lo ricordava minimamente, e non lo ricordò nemmeno dopo aver trovato l’annotazione. Non ricordava né dove s’erano fermati a mangiare, né altro, in relazione a questo.

Forse perché mangiare è cosa abituale, di tutti i giorni (almeno in alcuni privilegiati), e perciò la memoria non aveva conservato niente, in rapporto all’aver mangiato?

Ma allora dovremmo dimenticare tutti i pasti, o almeno quelli che avvennero in circostanze ordinarie. E invece ricordiamo dei pasti che non furono o non ebbero niente di speciale; fuori casa, o in casa; sprazzi senza ragione su solitudini immense.

Forse la memoria è una macchina che agisce senza raziocinio?

Né si può dire che sì, agisce senza raziocinio, ma sotto l’impulso dei sentimenti o delle passioni. Perché può benissimo trascurare una cosa che, quando avvenne, ci fu cara, o ci commosse, o ci turbò, o un momento felice; delle quali cose non stampò il ricordo.

Anzi, avviene uno strano fenomeno: è essa che, con lo stampare un ricordo in noi, lo rende caro, anche se si riferisce a un fatto doloroso. Non raccoglie i momenti felici, o che noi riteniamo felici, ma fa che qualsiasi momento, anche infelice, diventi un giorno felice nel ricordo, se essa lo ha raccolto, e soltanto perché lo ha raccolto.

È essa arbitra unica di creare i momenti felici, nel ricordo, col solo ricordarceli, in base a un criterio o a un meccanismo, di cui ci sfugge il segreto, o la legge che li governa.

Eppure essa è per noi l’unica dispensatrice di felicità. Bastano le sue briciole sparse a darcela.

E ce la dà a caso, perché a caso le ha raccolte, oppure ha raccolto tutto, conserva tutto questo immenso tesoro in uno scrigno da cui possiamo attingere soltanto qualche briciola, ma dove un giorno, in condizioni speciali di cui ora niente sappiamo, potremo affondare le mani per disporre di tutto questo patrimonio,



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