Berthe Morisot (Castelvecchi) by Stéphane Mallarmé Paul Valéry

Berthe Morisot (Castelvecchi) by Stéphane Mallarmé Paul Valéry

autore:Stéphane Mallarmé, Paul Valéry [Stéphane Mallarmé, Paul Valéry]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2017-01-12T23:00:00+00:00


B. Morisot, Le Berceau (particolare), 1872, olio su tela, 56 x 46 cm, Musée d’Orsay, Parigi.

Paul Valéry

A proposito di Berthe

La borghesia possiede la paradossale facoltà di generare all’improvviso degli artisti senza che niente nei gusti, nelle abitudini e nelle aspirazioni di famiglie ben temperate lasci presagire la nascita spontanea d’individui del tutto irriducibili alle qualità dei loro genitori o consanguinei. La moderazione, il timore del rischio, le idee certe e definite, il culto della sicurezza e della solidità in ogni forma, sembrano tutt’a un tratto incrinarsi e distorcersi a causa del demone della pittura, o di quello della poesia, usciti tra le fiamme bruscamente ravvivate di un focolare tiepido e sonnolento. Esseri di rara sensibilità, tormentati da un inquieto desiderio d’espressione, compaiono in seno a un ambiente tranquillo, che stupefatto a volte s’indigna e altre si lascia sedurre. Forse in questo bisogna riconoscere la forza di una legge naturale: l’artista è una reazione; egli replica al consueto con l’insolito, coglie l’eccezionale nel banale, distilla il puro dall’impuro mediante un misterioso procedimento che per compiersi richiede quanto di più normale, ordinario, lecito e conforme. Questi nostri demoni si divertono a violare la regola secondo cui l’abitudine ottunde la sensazione.

In Francia il fenomeno di cui parliamo si manifesta con notevole chiarezza all’occhio dell’osservatore contemporaneo negli anni Quaranta del XIX secolo, in piena fioritura balzachiana della realtà borghese. Tra il 1839 e il 1845 nascono in successione Cézanne, Monet, Renoir, Berthe Morisot, Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine5… Circa trenta anni dopo, da questi vari nomi promessi alla gloria si sviluppa una produzione di opere ora etichettate (senza confonderle) come Impressionismo o Simbolismo. Altri trenta anni e tutti questi pittori e poeti sono morti o vicini alla morte, lasciandosi dietro quanto la Francia ha realizzato forse di più originale dalla fine del Medioevo. Per farsi un’idea dell’assolutamente straordinaria varietà d’orientamenti e scelte esecutive verificatasi nello stesso luogo e nello stesso tempo è sufficiente considerare l’insieme coevo dei loro lavori. La coesistenza di Cézanne e Monet, di Mallarmé e Verlaine, già dimostra quale ricca diversità di intenti e di mezzi si sia avuta nella seconda metà del secolo scorso. Verso il 1860, Romanticismo e Classicismo non sono che le parodie di loro stessi. L’interesse scenico, i drammi storici o mitologici, i quadri di genere e gli aneddoti cessano di eccitare gli spiriti più raffinati. Il paesaggio acquista una sua dignità, prima sconosciuta, e progressivamente rifiuta di sacrificarsi allo «stile». Appare il Realismo, ma la novità riguarda più la scelta dei soggetti che la maniera di vedere e di sentire; presto, grazie alle libertà che questo ha conquistato e allo spirito d’osservazione che ha rinnovato, si profila una tendenza più fine. Il piacere degli occhi, la sua analisi approfondita e l’ambizione di trasporlo sulla tela divengono obiettivo primario della passione del pittore. L’immaginazione che i romantici cercavano d’infiammare e la verità che i realisti pretendevano di fissare, si ritrovano in qualche modo esauste. L’arte vuole altro: si tratta niente meno che dell’avvento della sensibilità pura. È una



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