Biografia di Giuseppe Garibaldi by Gian Battista Cuneo

Biografia di Giuseppe Garibaldi by Gian Battista Cuneo

autore:Gian Battista Cuneo [Cuneo, Gian Battista]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-03-07T23:00:00+00:00


Il dì dopo allorchè avviava le truppe a respingere i Francesi da Palo, ei volle in prima recarsi sul campo, ov'erano caduti i prodi commilitoni, per onorare di sepoltura gli estinti, e assicurarsi meglio se qualche ferito fosse rimasto dimenticato sul luogo. Le quali amorevoli premure osservando i valorosi soldati, sentivano sempre più crescere in loro l'affetto per l'umano e non meno valoroso lor capo.

Dopo questa vittoria riportata contro lo straniero e per la quale Garibaldi esultava contento di aver fatto una volta toccar con mano ai Francesi se veramente gl'Italiani si battono, quella fatalità che da tanti secoli pesa sull'infelice Italia voleva che quelle stesse armi che avevano respinto l'invasore venuto di Francia si appuntassero pochi dì dopo contro petti italiani; poichè essendo in quei giorni invaso il territorio della repubblica da un esercito mandato dal re Borbone, era necessario ricorrere alla forza onde respingere gli aggressori. Per lo che le truppe non ben anco ristorate del lungo faticare in quel giorno 30 d'aprile, dovevano rimettersi in marcia e disporsi a versare sangue fraterno. La qual impresa doveva profondamente affliggere l'italiano animo di Garibaldi, in estremo repugnante ai dissidi ed alle guerre tra noi figli d'una medesima madre. Pure la malignità degli uomini di Gaeta avevalo collocato in tale situazione, che imponevagli, senza via di scampo, anche questo dolorosissimo sacrificio — ed egli accettò. — Uscì da Roma con 4,000 uomini, e corse ad incontrare i fratelli convertiti in nemici, bramoso di torsi dinanzi quanto più presto fosse stato possibile l'amarissimo calice. Avevano i borbonici in numero di 7,000 occupato Valmontone, e Garibaldi ad ora già tarda erasi andato a collocare in Palestrina, posizione vantaggiosissima, nella quale meditava attirare il nemico che intento a riposarsi la notte non sembrava disposto venire alle mani per quel giorno; ma Garibaldi volendolo costringere a scuotere l'inerzia e ad uscire dai suoi alloggiamenti, gli tenne durante le ore notturne quattro compagnie continuamente ai fianchi con ordine di inquietarlo senza posa, e mantenere vivo l'allarme nel di lui campo; nè sopravvenuto il giorno egli faceva cessare quel fuoco, nella speranza che stanco il nemico di essere molestato, sarebbesi finalmente risolto a respingere seriamente gli assalitori; nè male s'appose, chè tratto in inganno dalla ritirata di quelli si lasciò facilmente trascinare ad attaccarne il grosso in Palestrina. Erano le 3 pomeridiane del giorno 8 di maggio allorquando la zuffa cominciò, e non ebbe fine che a tarda sera. L'insegna del dispotismo fu atterrata, la virtù repubblicana prevalse, ma del valore malaugurato dei napolitani fratelli, rimasero, dolorosa testimonianza, 800 uomini fuori di combattimento.

I Francesi che per molti giorni erano rimasti quieti nei presi alloggiamenti, collo scopo di guadagnar tempo, onde avere rinforzi d'armi, d'uomini e di artiglierie d'assedio, covando in petto il perfido disegno di restaurare pienamente l'antico ordine di cose dalla pubblica coscienza condannato, avendo fatto qualche movimento, per cui sembravano minacciare nuovamente Roma Garibaldi fu richiamato subito in città. Respinti da un lato i borbonici, venivansi inoltrando dall'altro su Bologna gli Austriaci. Gli Spagnuoli



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