Blackout (Urania Jumbo) by Connie Willis

Blackout (Urania Jumbo) by Connie Willis

autore:Connie Willis [Willis, Connie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-06-08T12:00:00+00:00


Le guerre non si vincono con le evacuazioni.

WINSTON CHURCHILL DOPO DUNKERQUE

Dunkerque, Francia, 29 maggio 1940

L’onda d’urto della bomba doveva avergli fatto perdere i sensi, perché quando Mike si svegliò, il bagliore dei bengala era cessato e lui era legato con una cima. Lo stavano trascinando sulla fiancata della Lady Jane. «Tutto bene?» chiese Jonathan con ansia.

«Sì» rispose, anche se pareva faticare a sollevarsi sul parapetto mentre Jonathan e un soldato lo aiutavano a girarsi infilando le mani sotto le sue braccia.

«Ipotermia» spiegò Mike, prima di ricordarsi che era nel 1940. «Il freddo. Posso avere una coperta?»

Jonathan corse a prendergliene una mentre il soldato lo aiutava a sedersi su un cassone. Sembrava faticare anche a camminare. «Sicuro di non essere ferito?» chiese il soldato scrutandolo nell’oscurità. «Pareva che quella bomba ti fosse caduta proprio in testa.»

«Sto bene» rispose Mike sprofondando nel cassone di legno. «Va’ a dire al comandante che l’elica è libera. Digli di avviare il motore.» Poi dovette perdere i sensi ancora per qualche minuto perché si trovò già addosso la coperta di Jonathan e sentì lo scoppiettio del motore, anche se non si stavano ancora muovendo.

«Pensavamo di averla persa» disse Jonathan. «Ci abbiamo messo secoli a trovarla. E quando ci siamo riusciti, stava galleggiando a faccia in giù con le braccia aperte, proprio come quel corpo che abbiamo visto. Pensavamo che…»

Sollevò lo sguardo, e Mike lo imitò. Il cielo sopra di loro era un tripudio di bengala che cadevano lasciandosi dietro scie bianco-verdastre.

«Per quello che stiamo per ricevere…» mormorò un soldato.

«Dobbiamo andarcene da qui!» disse Mike. Si alzò per andare ad aiutare il comandante a fare uscire la barca dal porto, ma tremava al punto che fu costretto a risedersi. «Vai a fare il navigatore! Dobbiamo andarcene da qui prima che tornino.»

«Mi sa che siamo in ritardo» ribatté Jonathan, e Mike alzò terrorizzato lo sguardo al cielo. Il ragazzo, però, stava indicando l’acqua. «Ci hanno visti.»

«Chi?» Mike barcollò verso il parapetto e guardò la banchina: i soldati correvano verso di loro, si gettavano in mare, nuotavano nell’acqua illuminata di verde verso la Lady Jane. Erano centinaia, migliaia. “Questo perché sono svenuto e hanno perso tempo a salvarmi” pensò Mike. «Va’ a dire a tuo nonno di mollare gli ormeggi» gridò. «Subito!»

«E lasciarli qui?» chiese Jonathan sgranando gli occhi.

«Sì. Non abbiamo altra scelta. Farebbero colare a picco la barca. Va’!» gridò Mike dandogli uno spintone, poi tornò a passi malfermi verso poppa, aggrappandosi al parapetto, per ritirare la cima che gli avevano gettato per farlo salire a bordo.

Ma era troppo tardi. I soldati vi si stavano già arrampicando, si puntavano contro la fiancata della barca e scavalcavano il parapetto. «La farete affondare!» gridava Mike mentre provava a sciogliere la cima, ma quelli non gli davano retta. Si gettavano all’arrembaggio come pirati, accalcandosi l’uno sull’altro e buttandosi sul ponte.

«Mettetevi sull’altro lato!» gridò Mike aggrappandosi al parapetto. Era ancora troppo vacillante per reggersi in piedi da solo. «Così la ribalterete!» Li spinse cercando di spostarli verso prua, ma nessuno lo ascoltò.

Il ponte cominciò a inclinarsi.



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